Polonia: inaugurato museo dedicato ai polacchi che salvarono gli ebrei

“Durante la Seconda guerra mondiale nessun altro popolo europeo si sia sacrificato per salvare gli ebrei quanto i polacchi” ha rilevato il presidente dei vescovi della Polonia Stanislaw Gadecki nell’omelia pronunciata ieri, giovedì 17 marzo, all’inaugurazione del museo dedicato a coloro che aiutarono le vittime della Shoah. Il presule ha ricordato che nella Polonia occupata dai nazisti quelli che nascondevano o comunque assistevano gli ebrei destinati allo sterminio venivano puniti con la morte, rammentando anche dei comportamenti opposti. Secondo le stime dello storico di origine ebraica Antony Polonsky, citato dal presidente dei vescovi, negli anni 1940-45 grazie ai polacchi si sarebbero salvati dai 40 ai 60 mila ebrei. Lo studioso asserisce che siano stati forse più di 350mila i polacchi che a rischio della vita propria e quella dei loro famigliari avrebbero protetto le vittime dell’odio razziale. Mons. Gadecki ha ricordato inoltre che fra coloro che salvarono gli ebrei vi furono circa un migliaio di sacerdoti cattolici, nonché religiose e religiosi di 360 conventi femminili e 70 maschili. Il museo sito nel villaggio di Markowa nel sud-ovest della Polonia ricorda in particolare la famiglia degli Ulma composta da Jozef, sua moglie Wiktoria, i loro sei figli piccoli e il settimo ancora nel grembo materno, trucidati il 24 marzo 1944 insieme agli ebrei che, perfettamente consapevoli del pericolo, ospitavano a casa loro.

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