Cei: comunicato finale del Consiglio permanente, sui migranti “superare informazione allarmistica e ideologica”

“L’urgenza di superare un’informazione allarmistica e ideologica per riconoscere cause, responsabilità e dimensioni di un fenomeno che, insieme a enormi problematiche, porta con sé un contributo di ricchezza per tutto il Paese e, quindi, un reciproco vantaggio”: il Consiglio episcopale permanente della Cei ha affrontato in questi termini le questioni legate all’immigrazione, soffermandosi in particolare “sulla verifica dell’accoglienza nelle diocesi italiane dei richiedenti asilo e dei rifugiati”. A partire dalla prospettiva indicata dal cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione – si legge nel comunicato finale diffuso oggi – i vescovi  “si sono lasciati interrogare dalle situazioni di instabilità del Medio Oriente e, più ancora, del Nord Africa, facendosi solidali con quanti chiedono protezione internazionale; hanno condiviso la preoccupazione per gli esiti di gestione dei flussi migratori, che segnalano una vera e propria selezione – e, quindi, un’esclusione – di nazionalità; hanno sottolineato la necessità di procedure celeri ed efficaci nell’identificazione e nel ricollocamento in Europa, come anche nella messa a punto di un serio programma di inserimento abitativo e lavorativo”. In particolare, è emersa “la condizione dei minori non accompagnati, per i quali ancora si stenta ad avviare percorsi di affidamento in strutture familiari, e quella di quanti si sono visti negare il permesso di soggiorno umanitario: sono persone senza prospettive, che rischiano di cadere in situazione di irregolarità, andando a esporsi a condizioni di insicurezza, irreperibilità e sfruttamento”.

Partendo dalle “accoglienza attive”, che nelle strutture ecclesiali coinvolgono oltre 20mila persone e che, quindi, costituiscono un quinto dell’intero sistema di accoglienza in Italia, i vescovi hanno rimarcato “la necessità di giungere a un sistema unico e diffuso, che risponda a standard e procedure comuni e sia sottoposto a verifiche puntuali rispetto ai servizi da erogare e alla trasparenza nella gestione dei fondi”: di qui anche la richiesta, “per l’accoglienza dei rifugiati, di poter attivare un accreditamento da parte di enti e strutture del privato sociale e del no profit”. Spazio anche alla questione ambientale, con l’auspicio che la tematica delle trivelle “sia dibattuta nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco”.

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