Vescovi Calabria: “in questo Giubileo liberi dalla paura della ‘ndrangheta”

“Non banalizziamo la fede, i suoi contenuti e le sue opportunità spirituali. Non pensiamo di risolvere il Giubileo e ottenere misericordia compiendo solo alcuni gesti formali ed esteriori, con i quali cerchiamo, ma inutilmente, di tenere buone le nostre coscienze”. Così si conclude la lettera pastorale, presentata questa mattina a Reggio Calabria, che i vescovi calabresi hanno voluto scrivere in occasione del VI centenario della nascita di San Francesco di Paola, patrono della Regione. Nella lettera, dal titolo “Dio Vi aspetta a braccia aperte”, i vescovi ricordano come il Santo di Paola “ha irradiato luce con la sua vita, muovendosi nella società del suo tempo come costruttore di speranza e di giustizia tra i più poveri; costruttore di pace tra le nazioni; promotore e profeta di conversione all’interno della Chiesa”. I vescovi ricordano, tra l’altro, i due Sinodi sulla famiglia che hanno richiamato l’attenzione, in questo momento di “grave crisi di valori”, sull’importanza “nel piano di Dio” della famiglia, fondata sull’amore tra uomo e donna e aperta al dono della vita”. Da qui l’invito ai genitori a impegnarsi “fortemente nella trasmissione della fede”, per offrire ai figli “il vero volto di Dio, che è amore misericordioso; e per educarli ad una cultura di misericordia e di carità”.
I presuli invitano anche al perdono e alla riconciliazione: “Con l’odio e la vendetta non si costruisce né una famiglia, né una società serena e tranquilla, e né si crea benessere. Noi calabresi non dobbiamo dimenticare le faide, che hanno insanguinato tanti nostri paesi, creando morti, paure, fughe dai propri territori d’origine. Non possiamo permettere che ciò si ripeta”. Sull’esempio di san Francesco di Paola, l’invito a denunciare il male: “Spirituale, morale, sociale, politico, economico”.
“In questo Giubileo della misericordia, l’amore che portiamo al bene comune e alla nostra terra, la speranza di un futuro diverso, da realizzare anche mediante oculate scelte politiche, economiche e amministrative – si legge nella lettera – ci liberi finalmente dalla paura della ‘ndrangheta e da ogni altra forma di oppressione fisica e morale! Evitiamo ogni forma di collusione con il male, educhiamoci al coraggio della verità e a denunciare ogni forma di peccato presente in mezzo a noi, soprattutto la corruzione, i condizionamenti, le estorsioni e le minacce dei mafiosi. Sarà un atto prezioso di misericordia verso la comunità religiosa e civile”.
Per i vescovi la misericordia deve avere “un riscontro anche sociale, economico e politico” prendendo “posizione dinanzi ai problemi sociali” a partire dalla formazione delle “coscienze morali”.

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