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Cure palliative: documento Comece, “diritto da garantire in ogni Stato europeo”

(Bruxelles) Se nel contesto delle cure palliative si fa ricorso alla “sedazione in fase terminale di una malattia” occorre vigilare che non si tratti “di pratiche sedative che non evitano solo le sofferenze, ma accelerano deliberatamente la morte, cosa che meriterebbe loro la qualifica di atti di eutanasia”. Così precisa il documento “Le cure palliative nell’Ue” di recente pubblicazione da parte del gruppo di lavoro sull’etica nella ricerca e nella medicina della Comece. L’articolato testo prende in esame anche il tema dell’uso degli ansiolitici per “alleviare l’inquietudine e l’angoscia” invitando a un “uso prudente e ragionato” per sollevare dall’angoscia “senza impedire che il paziente possa esprimersi e si possa restare in relazione con lui”. O ancora il confine sottile entro cui si pongono le cure palliative, distinguendosi dall’accanimento terapeutico e dall’eutanasia. Mentre la ricerca va avanti, occorre che “nella legislazione di ogni Stato membro dell’Ue sia inserito il diritto di accesso alle cure palliative”, con un’attenzione speciale “ai gruppi di persone particolarmente vulnerabili”. È necessario inoltre che gli Stati sviluppino istituzioni adatte e sufficienti e si curi la formazione di personale che, oltre ad essere dotato di “competenze nel controllo del dolore”, riceva anche una formazione riguardo “i modi di approccio e assunzione dei bisogni sociali, emotivi, spirituali” di questo particolare malato.

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