Solidarietà: Cbm Italia onlus, una campagna sui lasciti testamentari

Una casa destinata ad aiutare chi vive nei Paesi più poveri, un garage per costruire un pozzo in Africa. Una parte del proprio patrimonio per donare una borsa di studio a un futuro medico. Il riscatto di una polizza vita per costruire un ospedale. È il testamento solidale, l’atto con il quale si può donare a favore di terzi una parte dei propri beni. Una scelta d’amore che tra gli Italiani sta diventando sempre più frequente. In Italia negli ultimi 10 anni i lasciti solidali sono aumentati del 15% (dati Eurisko 2012). Una percentuale in crescita, così come avviene già da tempo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove più della metà dei testamenti includono anche un “pensiero” per le organizzazioni non profit seguite in vita. Un trend che trova conferma nella recente ricerca “L’advocacy in Italia”, che mette in luce come il lascito testamentario sia una delle possibili modalità di sostegno alle organizzazioni non profit.
La campagna “Io l’ho fatto” – Cbm (ong la cui finalità è sconfiggere le forme evitabili di cecità e di disabilità fisica e intellettiva nei Paesi in Via di Sviluppo, senza distinzione di razza, sesso e religione) ha scelto di impegnarsi attivamente per promuovere la cultura del testamento solidale in Italia, attraverso una campagna patrocinata da Pubblicità Progresso, che spiega il valore e l’importanza dei lasciti testamentari e cerca di rispondere in modo semplice ai dubbi e alle domande sul tema. Per fare questo Cbm ha scelto di realizzare in questo febbraio una campagna che mette al centro le storie di chi ha donato, raccontate con un tono di voce positivo, non pietistico, che parla al pubblico in modo delicato e nello stesso tempo empatico, capace di creare un reale coinvolgimento in chi guarda. “Con questa campagna Cbm ha scelto di raccontare un gesto di straordinaria generosità attraverso la voce di persone comuni, ‘eroi’ di tutti i giorni, che hanno scelto di continuare a rimanere vicini a chi è più sfortunato, a chi vive nell’emarginazione perché colpito da cecità o disabilità”, ha detto Massimo Maggio, direttore di Cbm Italia onlus.

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