Sierra Leone: l’arcivescovo di Freetown contro la legalizzazione dell’aborto

La proposta di legge denominata “aborto sicuro”, approvata dal Parlamento della Sierra Leone l’8 dicembre scorso registra un’opposizione netta e durissima da parte di Edward Tamba Charles, arcivescovo di Freetown. “Bisogna dire no alla legalizzazione dell’aborto, perché la vita umana va tutelata a partire dal concepimento e fino alla morte naturale”, ha affermato il presule nel corso di un incontro interreligioso svoltosi nei giorni scorsi nella capitale della Sierra Leone. La legge, attualmente al vaglio del capo dello Stato Ernest Bai Koroma, permetterebbe l’aborto volontario fino alla 12esima settimana. Dopo tale scadenza, l’interruzione di gravidanza sarebbe permessa in caso di stupro, incesto e pericolo per la salute della madre o del feto. Per le minorenni l’aborto sarebbe possibile con il permesso di un genitore o di un tutore. “Contrariamente al suo nome, ‘aborto sicuro’ — ha fatto notare monsignor Charles — tale proposta non dimostra rispetto per la vita della madre e del bambino, né garantisce la loro sicurezza”. Sarebbe invece necessario, nel Paese con il tasso di mortalità materna più alto al mondo, investire molto di più “nei servizi sanitari, specialmente nelle cure prenatali e post-partum di tutte le donne”. La legge è avversata non solo dalla comunità cristiana ma anche da quella musulmana e i rappresentanti di entrambe le religioni hanno espresso la loro contrarietà al capo dello Stato. Koroma ha promesso di rinviare alla Camera il testo normativo così da permetterne una revisione.

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