Migrazioni: Impagliazzo (Comunità di Sant’Egidio), “domani in Italia la prima famiglia di rifugiati grazie al corridoio umanitario avviato”

“L’integrazione è la casa comune che dobbiamo costruire insieme e nella qual tutti hanno un ruolo da ricoprire. Dovrebbe essere una casa comune, con degli spazi per la condivisione dove ciascuno rispetta le regole”. È quanto ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, all’apertura della conferenza stampa organizzata dalla stessa Comunità questa mattina a Roma sul tema “Migrazioni e integrazione Stati Uniti ed Italia: due modelli a confronto”. Impagliazzo ha sottolineato più volte la necessità di puntare anche in Italia sull’integrazione degli immigrati tramite lo studio della lingua italiana. “Così come affermava anche Nelson Mandela”, ha aggiunto, ricordando l’impegno della scuola di lingua italiana che la Comunità ha avviato da anni grazie ai volontari. “Per Sant’Egidio – ha precisato il presidente – non ci sono immigrati, ma nuovi europei e nuovi italiani. Per questo la Comunità ha intessuto un dialogo interreligioso e fra i popoli, perché chiudere le porte non rispecchia l’atteggiamento delle fondamenta europee”. Rivolgendosi al sottosegretario degli Affari Esteri degli Stati Uniti, Richard Stengel, presente alla conferenza, Impagliazzo ha aggiunto: “La Comunità ha realizzato un corridoio umanitario, approvato dal ministero degli Interni italiano, che consentirà l’assistenza a circa mille rifugiati provenienti da varie parti dell’Africa a cui verranno risparmiati i viaggi della speranza tramite il rilascio di visti per motivi umanitari. Questo progetto è stato avviato prima di Natale dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con la Federazione delle Chiese evangeliche e la Tavola valdese e vede già il primo frutto nell’arredo domani a Roma della prima famiglia di rifugiati siriani”.

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