Cipsi: “nulla è cambiato con la nuova legge, norme restrittive e rigide”

“A che serve avere una legge che riconosce la molteplicità delle forme aggregate e dei contributi della società civile impegnata nella cooperazione, se poi si limitano le possibilità con norme restrittive e rigide, le stesse definite per ridurre le ‘vecchie e tradizionali Ong’ in un gruppetto ristretto di ‘professionisti’ del settore?”. Con questa domanda Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione Cipsi–Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale, che raggruppa 30 associazioni italiane – commenta le linee guida per l’accesso della società civile all’“elenco” che riconosce i “soggetti” no profit della cooperazione (art.26 L.125/2014).  “Fin dall’approvazione della legge 125 – dichiara Barbera – abbiamo detto che la nuova legge nasceva vecchia e con pericolose aperture al privato! Abbiamo accolto comunque l’importanza di aver sbloccato una situazione stagnante da troppi anni, e soprattutto l’apertura alle tante e variegate partecipazioni della società civile ad una nuova cooperazione. La nuova Agenzia Italiana in soli 25 giorni ci ha riportati al punto di partenza. Nulla è cambiato”. “Non ci siamo –  prosegue -. La società civile nelle sue varie espressioni, anche nelle sue piccole associazioni, è la vera prima linea della cooperazione italiana e dei valori costituzionali del nostro Paese. Non riconoscerli non è solo un errore politico strategico, ma è il fallimento della nuova legge fin dalla partenza”. “Non c’è democrazia senza partecipazione della società civile – conclude Barbera -, tantomeno si può difendere e tutelare i diritti di tutti gli esseri umani e i beni comuni dell’umanità, se non si valorizza la società civile e la si rende protagonista del suo cammino. La cooperazione non può essere fatta da affari e tantomeno da interessi di alcun tipo”.

 

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