Svizzera: referendum, commento vescovi. Fisco, proposta bocciata ma “riconosciuto valore della famiglia”

Nonostante la bocciatura dell’iniziativa “Per il matrimonio e la famiglia, no agli svantaggi per le coppie sposate”, promossa dal Ppd e votata ieri in Svizzera assieme a diversi altri quesiti referendari, resta per i vescovi elvetici un segnale positivo, in quanto si è sottolineato “l’alto valore posto sulla famiglia dalla popolazione elvetica”. La proposta nasceva dal fatto che attualmente le coppie sposate pagano maggiori tasse in quanto il loro reddito fa cumulo, diversamente da quanto accade per i conviventi, che vengono tassati individualmente. La Conferenza episcopale svizzera afferma che anche “molti oppositori dell’iniziativa hanno ugualmente sottolineato l’importanza fondamentale dei nuclei familiari per il presente e il futuro della società”. La Ces sottolinea invece con favore la prevalenza del no al referendum sugli stranieri che commettono reati. Il quesito, sostenuto dall’Unione democratica di centro (destra elvetica), prevedeva per gli stranieri che commettono crimini passibili di una pena superiore a tre anni l’espulsione immediata dalla Svizzera e quindi il rimpatrio automatico nei Paesi d’origine.

La commissione Giustizia e pace della Ces sostiene che “la proposta era inutile, irrispettosa ed ingiusta”, perché “una pena equa” per un reato “deve essere anche proporzionata”. Per la commissione ecclesiale “dopo l’esito della votazione”, si potrà “tornare a una politica legislativa ragionevole sul tema degli stranieri, dei rifugiati e dei migranti”. Infatti “al centro della concezione dell’uomo, così come la intende la fede cristiana, c’è il principio che bisogna giudicare le azioni, non le persone in quanto tali”. Per questo, “i diritti umani valgono anche per gli stranieri, anche per coloro che hanno commesso atti illeciti”.

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