Terra Santa: mons. Lahham, “le tre sfide dei cristiani per continuare a vivere nel mondo arabo”

L’instabilità sociale e politica del mondo arabo, l’appartenenza religiosa che ha effetti sulla vita quotidiana e la divisione interna: sono queste le tre sfide che i cristiani del mondo arabo hanno da affrontare se vogliono continuare ad esistere. Le ha illustrate monsignor Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato Latino di Gerusalemme, nel corso di una conferenza tenutasi lo scorso 3 febbraio presso l’Oeuvre d’Orient, nella quale ha presentato una panoramica della cristianità nel mondo arabo e descritto, più in particolare, la situazione dei cristiani in Giordania. “La prima è il contesto di instabilità sociale e politico in cui i cristiani vivono nel mondo arabo: conflitti, violenza, occupazione, futuro politico incerto, emigrazione forzata, occupazione politica. Il risultato è una mancanza di energia personale e comunitaria per affrontare una vita difficile”. Ecco l’emorragia dell’emigrazione dei cristiani arabi in diversi paesi. “Una sola cifra: la percentuale di cristiani palestinesi in Palestina è di 1,2%, mentre la percentuale di cristiani palestinesi nella diaspora è del 10%”. La seconda sfida è di natura religiosa. “I Paesi arabi sono paesi a maggioranza musulmana – ha dichiarato mons. Lahham – Certamente, non si può parlare di persecuzione religiosa attuale – con pochi casi definiti di recente in Iraq -, ma non possiamo dire che l’appartenenza religiosa non abbia alcun effetto sulla vita di tutti giorni, naturalmente a spese dei cristiani. Nei paesi arabi ora, siamo ancora lontani dal parlare della dignità della persona umana, a prescindere dalla appartenenza religiosa”. La terza sfida è invece “interna ai cristiani” e riguarda la fede o piuttosto l’appartenenza religiosa. “La fede dei cristiani arabi – ha spiegato il vescovo – è una fede sociale, comunitaria, ereditata; è una fede che non è mai nata e vissuta come scelta personale e di convinzione. Diverse chiese e sinodi arabi hanno lavorato per anni per aiutare i fedeli a passare da una fede ereditata ad una fede personale. I semi sono stati gettati … il raccolto arriverà un giorno”. L’altro aspetto della sfida riguarda “la loro divisione. Le nostre Chiese formano un mosaico. C’è in ciò qualcosa certamente di positivo in quanto godiamo di un ricco patrimonio culturale, liturgico, spirituale e dogmatica, ma la disunione delle Chiese è un handicap missionario e indebolisce la testimonianza e soprattutto l’ufficio profetico”.

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