Radio Vaticana: padre Lombardi, “nel dna il servizio di cristiani oppressi, poveri e minoranze”, “l’audience non è tutto”

“Nel dna della Radio Vaticana e della sua missione fin dalle origini e poi in particolare nel tempo della Chiesa oppressa dai totalitarismi, soprattutto comunisti, c’è stato sempre il servizio dei cristiani oppressi, dei poveri, delle minoranze in difficoltà, piuttosto che la sudditanza assoluta all’imperativo della massimizzazione dell’audience”. A ricordarlo è padre Federico Lombardi, che a fine mese dopo 25 anni di servizio lascia la Radio Vaticana. “Naturalmente la misura dell’audience va tenuta in conto adeguato, ma non è tutto”, dice in un’ampia intervista di bilancio all’emittente che definisce “la sua casa”, rimasta tale anche dopo aver assunto la direzione del Centro Televisivo Vaticano e della sala stampa della Santa Sede: “Spero che questo non venga dimenticato neanche in futuro nel discernimento sugli sviluppi della comunicazione vaticana. È una bella sfida: come tener veramente presenti i poveri, come combattere la ‘cultura dello scarto’ nel mondo nuovo della nuova comunicazione”. Il “tempo più travagliato”, per quanto riguarda Radio Vaticana, secondo Lombardi “è stato quello delle discussioni e accuse per il cosiddetto elettrosmog per l’attività del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Era duro essere accusati – in modo certamente ingiusto – di fare del male, perfino di uccidere i bambini; ma per fortuna avevamo la coscienza a posto e credo che proprio per questo sapemmo sostenere la prova con responsabilità, pazienza, serietà morale e competenza scientifica”. Tra le gioie, “le testimonianze di ascoltatori che vivevano in situazioni difficili e riuscivano a farci arrivare un messaggio di gratitudine per il nostro servizio” da ogni parte del mondo. “Il dispiacere più grande” quello di non aver potuto realizzare un programma in lingua hausa, richiesto dai vescovi della Nigeria settentrionale.

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