Giubileo Curia Romana: p. Rupnik, in “umanità frammentata” serve “Chiesa che include”, no a tentazione “parastatale”

In una “umanità così frammentata”, è urgente farsi testimoni di “una Chiesa che include”, e che rifugge dalla “tentazione di acquisire un carattere parastatale, paraimperiale”. Lo ha detto il gesuita padre Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti, che ha tenuto la meditazione della celebrazione dell’Ora Media, in Aula Paolo VI, con cui è iniziato il Giubileo della Curia Romana, il giorno in cui la Chiesa festeggia la solennità della Cattedra di San Pietro. Il Papa è rimasto ad ascoltare fra gli altri cardinali, in prima fila, dopo aver fatto il suo ingresso nel corridoio centrale dell’Aula, gremita di persone – non solo cardinali, vescovi, sacerdoti e religiosi, ma anche il personale laico degli Uffici di Curia – che lo aspettavano festosi. Rupnik ha messo in guardia dal pericolo dell'”istituzionalizzazione della fede e della Chiesa”. “Il cristianesimo – ha ammonito – non può essere inteso come sostituzione della religione pagana. Sarebbe un errore tragico. Non si tratta di ‘aggiustare’ l’uomo, ma di farlo rinascere, di farlo risorgere”. “La nostra fede – ha ricordato il gesuita – è un’accoglienza di una vita: è questo il compito della Chiesa, manifestare a quale grandezza, a quale bontà siamo destinati e far vedere al mondo ciò che Dio fa quando scorre attraverso l’umanità”. No, allora, alla “tentazione di acquisire un carattere parastatale, paraimperiale. Sarebbe una tentazione tremenda. Portare tutte le patologie del mondo dentro di noi, sarebbe dare scandalo al mondo, far vedere che viviamo il cristianesimo in maniera individuale”. Poi Rupnik ha citato una frase di Solovev: “La perfezione della Chiesa è nella organizzazione”, che non è però “formare commissioni”, ma è prendere coscienza che “la Chiesa può portare al mondo una trasfigurazione della società”, perché “rivela al mondo di essere includente, di essere una Chiesa che include l’altro e lo coinvolge”.

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