Cardinale Montenegro: diventare “consolazione, speranza e fiducia” per i malati

“In questa giornata il dolore, le lacrime, la sofferenza dei malati si intrecciano con i segni di amore, di carità e di servizio dei volontari e di quanti si mettono accanto a loro, professionalmente o in altro modo, in modo che tutti, l’uno per l’altro, diventiamo noi stessi consolazione, speranza e fiducia”. Così il cardinale Francesco Montenegro celebrando ieri la Giornata del malato presso l’ospedale agrigentino San Giovanni di Dio. “La sofferenza è luogo dove si vive la vocazione ad amare, amare di più, a partecipare all’infinito amore di Dio per l’umanità” ha detto agli ammalati. “Dinanzi al dolore – ha proseguito il presule, parlando anche ai volontari e agli operatori e dirigenti sanitari – si può solo balbettare perché la sofferenza, in tutte le sue forme, è più grande di noi e ci intimidisce. Una cosa è parlare di sofferenza e una cosa è viverla nella carne e nel cuore. Per questo bisogna stare attenti quando la si incrocia: va avvicinata in punta di piedi. Come credenti abbiamo bisogno di rifarci alla fede che non cambia le situazioni, non toglie il malato dal letto e non annulla la malattia, ma ci dice come metterci accanto”. Il card. Montenegro ha invitato i fedeli a farsi “samaritani gli uni degli altri, senza distinzione”, perché “alcune malattie sono inguaribili, ma nessuna persona è incurabile: basta prendersene cura come Gesù. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti”.

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