Giornata del malato: Zuccalà (geriatra), “l’esempio della persona di carità sopravvive dopo la sua morte”

“Il compito del medico è difficile e privilegiato allo stesso tempo. Difficile perché attraversa gli abissi umani che rischiano di farlo sprofondare senza la possibilita di dare un conforto agli altri e privilegiato perché abbiamo la possibilità di dare una luce in questo abisso attraverso carità e misericordia”. È quanto ha detto Giuseppe Zuccalà, direttore dell’unità di Geriatria del Policlinico “A.Gemelli”, durante la tavola rotonda organizzata dall’ospedale in occasione della XXIV Giornata mondiale del malato. “Un mio padre spirituale – ha ricordato – mi diceva, quando ero studente di medicina, che anche la carità è una malattia infettiva che, come la malaria, ha un vettore di trasmissione ma, a differenza, della zanzara, l’esempio della persona di carità sopravvive dopo la sua morte. Infatti, il percorso della carità si irradia dall’esempio del medico agli infermieri, ai volontari fino a i pazienti e i familiari. Non si impartisce”. Nel suo intervento, Zuccalà ha ricordato l’impegno nella formazione dei giovani medici: “Quella del medico è una chiamata che ha in sé qualcosa di religioso – ha sostenuto -. Dobbiamo dare l’esempio agli studenti insegnando che non si può curare solo il corpo”.

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