Giornata del malato: don Auletta (Ucsc), “dedicare il dolore a Dio significa arricchire la propria vita”

“Affidarsi al Signore significa mettere la luce della fede in questa visione della vita nel suo insieme, compresa la sofferenza che può toccare la vita di ciascuno di noi. La luce della fede e la forza della misericordia di Dio ci aiutano a vedere nel suo disegno. Anche nella sofferenza, il Signore ci fa scoprire ben altro e ben oltre. Quindi affidarci ci fa ricevere quella luce che Dio ci dà attraverso il figlio”. Lo ha detto don Angelo Auletta, assistente pastorale del personale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a margine della tavola rotonda organizzata a Roma, al Policlinico Gemelli, in occasione della XXIV Giornata mondiale del malato. Parlando della sua esperienza quotidiana nel Policlinico a contatto con i pazienti, don Auletta ha affermato: “I pazienti spesso mi domandano: ‘Perché proprio a me tanta sofferenza?’. Mi piace dire loro che dedicare il dolore a Dio significa arricchire una parte della propria vita. Inoltre, nel malato il confronto con Dio dà una forza che arricchisce momento per momento”. Don Angelo ha aggiunto che questo confronto lo riscontra spesso anche nelle persone non credenti o che praticano un’altra religione. “Sono certo – ha aggiunto – che da parte di Papa Francesco aver messo al centro la misericordia significhi aver posto una sfida a questo mondo che sembra volere andare per altre rive. È stato profetico. Ci fa riscoprire quella ricchezza che rischia di passare in silenzio. Basta fare un esempio: nella liturgia si fa riferimento continuamente alla misericordia. L’aver messo sotto la lente questo tema nel Giubileo straordinario ci fa dare più attenzione a questi aspetti della vita del credente che rischiavano di non essere notati”.

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