“Parlerò con voi di quello che mi dice il cuore”. Entrando in Aula Paolo VI, dove lo aspettavano migliaia di consacrate e consacrati per l’udienza a conclusione dell’Anno a loro dedicato, il Papa ha lasciato da parte il testo scritto, consegnandolo al cardinale prefetto, Joao Braz de Aviz, per soffermarsi a braccio su quelli che ha definito “tre pilastri: profezia, prossimità e speranza”. I religiosi e le religiose, ha detto Francesco, sono “uomini e donne consacrate al sevizio del Signore, che esercitano nella Chiesa questa strada di una profezia forte, di un amore casto che porta ad una maternità e paternità spirituale per tutta la Chiesa” e che si traduce “in una obbedienza”. “Nell’obbedienza sempre ci manca qualcosa – ha commentato il Papa – perché la perfetta obbedienza è quella del Figlio di Dio che si è annientato, si è fatto uomo per obbedienza fino alla morte, alla morte di Croce”.