Cardinale Montenegro: “sogno la nostra Chiesa bella e pronta a offrire a tutti un Dio vivo, imprevedibile e giovane”

“Sogno la nostra Chiesa bella e pronta a offrire a tutti un Dio vivo, imprevedibile e giovane e Lo sente presente, accanto e che parla, un Dio che ama, ride, piange, che ha un pallino: i poveri, gli ultimi, i nessuno”, così il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, nell’omelia pronunciata in occasione della Solennità dell’Immacolata Concezione. “La Chiesa per sapere come deve essere basta che guardi Maria – ha detto l’arcivescovo -. Parlare della bellezza di Maria allora è parlare della bellezza della Chiesa”. Una bellezza, ha proseguito, “che traspare quando si vive la fede col cuore libero e non intimorito da un Dio congelato e col dito puntato; con una fede frizzante e non regolata da noiosi e trascinati ritmi, anche se devoti, che il più delle volte ingabbiano e irrigidiscono”. La Chiesa, ha spiegato il cardinale, è “Gesù presente ora” e per questo “non può essere impegnata solo nell’offrire prestazioni sacre, chiusa nel tempio, quasi fosse un supermercato dello spirito, in quanto sa che se si presenterebbe così agli occhi del mondo, oltre a mostrarsi invecchiata, offrirebbe un Vangelo appannato, tradendo le intenzioni del suo fondatore”. L’arcivescovo ha ricordato di aver già espresso altre volte questi pensieri, ma oggi “rischiamo di camminare col freno a mano alzato, mentre si schiaccia l’acceleratore. E questo in un momento in cui il territorio agrigentino ha bisogno di energia e vitalità. È il mio sogno che vi ho presentato già dal giorno del mio arrivo ad Agrigento e che non posso non riproporvi”. E allora, esorta il card. Montenegro, “Sogno la nostra Chiesa agrigentina che non sta alla finestra, e non prende le distanze da ciò che succede per strada. Ma che cammina bella lungo le strade gridando la profezia e scandalizzando coi suoi gesti d’amore”. Una “Chiesa bella” perché “rifiuta di diventare pascolo di egoismi colorati di bontà, e preferisce percorrere sia la strada che da Gerusalemme va a Gerico (dell’uomo abbandonato per terra), sia quella di Emmaus (dei viandanti senza speranza), che esce dal tempio (dove si può anche pregare col cuore spento e senza speranza come Zaccaria), si ferma al pozzo (i luoghi degli uomini) della Samaritana), entra nella casa di Zaccheo, e si avvicina ai bordi della piscina di Betzata”.

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