Minori stranieri: Caritas Ambrosiana promuove l’affido familiare. Questa sera incontro a Milano

“Più comunità, ma anche più famiglie accoglienti”. È la ricetta di Caritas Ambrosiana per rispondere al problema dei minori che arrivano in Italia senza la loro famiglia, “la punta più acuta dell’emergenza immigrazione”. Il tema sarà al centro all’incontro “Adolescenti, migranti, soli e affido familiare”, in programma questa sera, venerdì 2 dicembre alle 20.30, presso Caritas Ambrosiana (via san Bernardino 4, Milano). Interverranno Matteo Zappa di Caritas Ambrosiana, Massimo Gottardi del Servizio Pronto intervento minori del Comune di Milano, Michela Bondardo del Coordinamento affidi del Comune di Milano. “Secondo i dati della direzione delle Politiche sociali del Comune di Milano, al servizio di pronto intervento del capoluogo lombardo si sono presentati – si legge in una nota di Caritas – 497 minori stranieri non accompagnati nel 2013, 605 nel 2014, 605 nel 2015 e nei primi 10 mesi del 2016 già 545. Attualmente sono accolti 873 stranieri minorenni, in stragrande maggioranza egiziani. Quasi tutti sono ospitati in strutture ad hoc. Si trovano infatti o in centri di accoglienza di medie e piccole dimensioni, create ex novo e attrezzate con operatori preparati ad affrontare le problematiche di adolescenti provenienti da altre culture; oppure nelle comunità per minori allontanati dalle famiglie che negli anni hanno fatto posto anche ai nuovi ospiti. Un numero residuale, 62 migranti, è ancora in strutture temporanee, in genere dormitori dove vivono insieme a adulti”.
“A questi, però, si aggiungono decine di altri, in genere adolescenti, che ogni giorno chiedono di essere accolti, ma non trovano un posto e quindi sono in strada, oppure trovano alloggi di fortuna per proprio conto e rischiano di finire nelle mani di sfruttatori. Il numero reale non è quantificabile”. Matteo Zappa, responsabile dell’area minori di Caritas Ambrosiana, afferma: “Milano sta facendo molto, soprattutto rispetto agli altri Comuni lombardi, ma resta il fatto che la pressione migrazione sulla città è alta e senza dubbio le strutture non sono sufficienti per offrire un’accoglienza adeguata in particolare ai minori”. Aggiunge: “Dobbiamo certamente incrementare i posti. Ma sarebbe un errore, per esempio, rispondere all’emergenza creando centri di grandi dimensioni, dove non è possibile fare interventi educativi. Meglio piuttosto moltiplicare il numero delle piccole comunità. Ma non solo. Dobbiamo anche dire che, se le istituzioni devono fare il loro dovere, anche i cittadini in questo caso possono dare un grande contributo”.

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