Minori e carcere: Guida (direttore “Nisida”), “generazione difficile, che ragiona con la pancia”

Il lavoro in un carcere minorile come quello di “Nisida” a Napoli mette di fronte ad una “impresa nuova e difficilissima: è una generazione con cui non possiamo più interagire a livello intellettivo ed emozionale perché si ferma agli input primordiali, di pancia. Vivono solo nel presente, non elaborano il futuro e hanno bisogno di stimoli sempre più estremi”: lo ha raccontato oggi il direttore dell’Istituto penale per minori “Nisida” Gianluca Guida, durante il suo intervento nel carcere romano di “Regina Coeli”, al 49° convegno nazionale del Coordinamento enti e associazioni volontariato penitenziario-Seac, sul tema “Minori autori di reato e altre vulnerabilità dietro le sbarre”. Il carcere di “Nisida” non è più propriamente minorile, ha precisato, “perché in base ad una scelta del Ministero delle giustizia la permanenza è stata allungata ai 25 anni, per cui ora sono più adulti che minori”. Guida, che va spesso a parlare anche nelle scuole, ha descritto con la metafora delle “montagne russe” il tipo di emozione “di pancia” vissuta dai giovani che si lasciano prendere nel circuito della devianza. “Negli ultimi anni i ragazzi hanno cambiato il modo di sentire e di vivere – ha spiegato -, i vecchi modelli degli adulti sono stati superati. Noi ci sentiamo impotenti perché non abbiamo ancora gli strumenti per affrontare questa mancanza di capacità emotiva e di passaggi intellettuali”. L’esperienza che questi giovani cercano, a suo avviso, è simile allo choc di quando si va sulle montagne russe e se ne esce vincenti: “Lo stimolo deve essere sempre più forte per farli sentire vivi, e le esperienze sempre più estreme. Se superi l’apice di quell’emozione primordiale poi la puoi replicare quante volte vuoi. I nostri ragazzi si sentono vincenti, e quello li porta a ripetere le esperienze”. Perciò, ha puntualizzato, “pur sapendo che il carcere non è il luogo ideale, per molti diventa la possibilità di non andare incontro alla morte”. Le strategie di contrasto sono difficili da trovare. A suo avviso questi ragazzi “devono incontrare adulti realmente affidabili (perché non si fidano di nessuno, tantomeno delle istituzioni) con cui provare a costruire relazioni sincere di fiducia”, “offrire cose che diano senso, qualità e benessere nel vivere” e “sviluppare la capacità di cura”, come ripetuto spesso da Papa Francesco.

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