Tratta: mons. Urbańczyk (Santa Sede), “porre fine a questo cancro sociale, grande flagello del nostro tempo”

“La Santa Sede si è più volte espressa contro la piaga del traffico di esseri umani, il lavoro forzato e tutte le forme di schiavitù moderna, soffermandosi spesso sull’aberrante sfruttamento dei bambini. Sono anche state intraprese azioni, attraverso le istituzioni della Chiesa cattolica in tutto il mondo, per porre fine, una volta e per sempre, a questo cancro sociale, uno dei più grandi flagelli del nostro tempo”. Lo ha dichiarato mons. Janusz Urbańczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), intervenendo ieri alla plenaria dell’organismo internazionale con sede a Vienna. “In varie parti del mondo, molti istituti religiosi cattolici, parrocchie, organizzazione caritative e gruppi di laici – spiega oggi Urbańczyk a Radio Vaticana – si impegnano ogni giorno nella lotta contro questa tratta, per prevenirla e per assistere le vittime. Opponendosi alle reti criminali hanno stabilito un efficace ‘network della solidarietà’ che permette un rapido scambio di informazioni e di programmi. Queste molteplici realtà collaborano anche con governi e autorità locali”.
Papa Francesco ha condannato, come i predecessori, questo “problema enorme e nascosto” e ha anche promosso azioni concrete. “Nel 2014 – ha ricordato il rappresentante della Santa Sede presso l’Osce – il Santo Padre ha firmato con altri leader religiosi la Dichiarazione congiunta contro la schiavitù moderna e ha creato il cosiddetto ‘gruppo di Santa Marta’ contro il traffico di esseri umani. Si tratta di un’alleanza responsabile tra forze di polizia e alti rappresentanti della Chiesa in tutto il mondo che mira, insieme con la società civile, a sradicare la tratta di esseri umani attraverso lo sviluppo di strategie di prevenzione e di reinserimento delle vittime”.

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