Diocesi: mons. Cantafora (Lamezia Terme), “camminiamo insieme nella via della pace”

“Lascia la via della violenza e camminiamo insieme nella via della pace!”. È stato questo l’invito che questa sera il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Luigi Cantafora, ha rivolto alla città e alla diocesi presso il salone del Seminario vescovile. Alla Chiesa locale il vescovo rivolge l’augurio affinché “viva intensamente la comunione e l’unità nelle singole realtà parrocchiali, nelle associazioni, nei movimenti, nei gruppi ecclesiali. Sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, consacrati e consacrate e fedeli tutti siano manifestazione di quella profonda e visibile unità per cui il Signore ha pregato e offerto la vita sulla croce”. Mons. Cantafora ha quindi ricordato la sofferenza di tanti cristiani nel mondo per “grandi persecuzioni”: “Il 2016 si appresta a chiudere con 7.100 cristiani uccisi. La violenza anti-religiosa – ha detto il vescovo – si colloca dentro un quadro più ampio, è così diffusa nel mondo che la persecuzione di cristiani e altre minoranze appare come una forma di violenza ignobile in un mondo sempre più brutale”. Di fronte a “una fede debole, la testimonianza e il sacrificio dei martiri – ha spiegato – sono “un richiamo forte a risvegliare il nostro essere cristiano”. Il presule quindi ha rivolto un pensiero “a tutti gli amici che sono alla ricerca di Dio o che hanno fatto la scelta di non credere oppure non vivono pienamente la nostra fede: nessuno è estraneo al Natale di Gesù Cristo, nessuno è estraneo alla Chiesa”, ha sottolineato.
“La nostra missione di cristiani è quella convivere in amicizia con l’umanità, fraternamente accanto, facendovi sentire la vicinanza di un Dio che è Amore. Avvertiamo un mondo malato di violenza, presente perfino nei luoghi più sacri: la famiglia, la scuola, lo sport, la politica, e non ne è esente l’ambiente ecclesiale…”. Il pensiero del vescovo lametino si rivolge quindi a chi vivrà questo Natale con difficoltà e sofferenza. Le recenti statistiche nazionali ed europee testimoniano – dice – “i disagi e le povertà presenti nella nostra intera regione. Penso ai bambini che soffrono per le famiglie divise e con genitori part-time. Penso agli anziani soli, senza figli, chiusi nelle loro case o in strutture di ricovero. Penso alle tante famiglie che si stanno prendendo cura dei parenti con malattie gravi o rare e difficili”. E quindi “a chi soffre per la perdita e la mancanza di un posto di lavoro, un’assenza che può dare origine a fenomeni di violenza familiare e anche sociale”. E a chi ha fatto della violenza lo “stile degradato della propria esistenza”, l’invito a lasciare questa via e a “camminare insieme nella via della pace”.

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