Ospedale Bambino Gesù: Enoc (presidente), “non deve essere e non è né un centro di potere né un centro di profitto”

“Il nostro ospedale non deve essere e non è né un centro di potere né un centro di profitto”. Lo ha detto Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, salutando il Papa, in Aula Paolo VI, a nome di tutta la sua “grande comunità”. Il Bambino Gesù “deve essere ed è un luogo aperto a tutto il mondo, sia nel ricevere i bambini – e oggi ne sono qui presenti da 20 Paesi del mondo, e ci occupiamo per via umanitaria di loro e delle loro famiglie – sia nell’andare in Paesi dove i bambini hanno bisogno di cure”. Di qui il ringraziamento al Papa “per averci fatto il dono di poterci occupare del Cento Pediatrico di Bangui”. “Ma ci occupiamo anche dei bambini siriani, curati in un centro in Giordania, e dei bambini di Betlemme”, ha ricordato Enoc. “Il suo ospedale sta per toccare il traguardo dei 150 anni dalla sua fondazione”, ha ricordato la presidente: “Una stanza, 4 letti donati dalla famiglia Salviati, rappresentarono la risposta concreta alla richiesta di aiuto dei bimbi più poveri. In quegli anni la cura dei più deboli, i malati in particolare, fu una grande profezia della Chiesa”. “In quasi un secolo e mezzo di storia, la società è cambiata in modo vorticoso e travolgente, la medicina ha compiuto passi avanti inimmaginabili”, ha proseguito Enoc: “Il suo ospedale è cresciuto ed è diventato oggi uno dei più grandi, forse il più grande Policlinico e Centro di ricerca pediatrico in Europa”, con specialità che “rappresentano un’eccellenza riconosciuta in tutta Italia e in tutto il mondo. Penso ad esempio alla trapiantologia, alle malattie rare, alla cardiologia, le neuroscienze, l’onco-ematologia, la riabilitazione”. “Sappiamo bene che la malattia rappresenta una periferia dolorosa dell’esistenza”, ha detto Enoc: “Soprattutto le malattie gravi, le malattie croniche – che ci accompagnano per tutta la vita – le malattie rare e ultra-rare. Nessuno è più povero, forse, di chi non sa neanche il nome della malattia da cui è segnato o condannato”.
“Quando una famiglia accompagna un bambino da noi prima di tutto ci chiede di guarirlo, e se non possiamo guarirlo, di curarlo al meglio”, ha riferito la presidente: “È per questo che investiamo tutte le nostre risorse nella ricerca scientifica, nella cura e nel sostegno alle famiglie.
I risultati delle nostre ricerche e le nostre scoperte scientifiche non sono una nostra proprietà, ma sono e devono essere a disposizione di tutti”.

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