Cardinale Bagnasco: ai giornalisti, “Dio non può mandarci al diavolo”

“Dio non può lasciarci andare, non può abbandonarci, non può mandarci al diavolo, perché è fedele con le sue creature anche se le sue creature non sono fedeli a lui”. Ad assicurarlo ai giornalisti, durante l’incontro in preparazione al Natale che si è svolto ieri sera, a Roma, presso la basilica dei Santi Quattro Coronati, è stato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, soffermandosi sulla seconda parte della domanda con cui inizia il Salmo 8: “Perché te ne curi?”. “La fedeltà di Dio non si misura sulla nostra, ma sulla sua, sul suo cuore”, ha proseguito il cardinale: “Non posso girarmi dall’altra parte. È il mistero dell’Incarnazione: questa fedeltà è diventata carne, nella notte di Betlemme è diventata luce per rimanere con noi per sempre. Attraverso l’Incarnazione, la fedeltà di Dio ha attraversato i cieli, gli spazi infiniti ed è venuta a noi. Ecco la misericordia: un amore talmente amante che si è fatto carne. La sua vicinanza è come olio per le nostre ferite”. “Se uno è in Cristo, è una creatura nuova: le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove”, dice san Paolo. “Dio – il commento di Bagnasco – ha già creato un nuovo mondo, ha fatto già una nuova creazione in Cristo Gesù. Non c’è bisogno di ricominciare da capo, di creare una nuova umanità, l’ha già fatto: Gesù ha dato inizio a un nuovo mondo”. Grazie al Figlio di Dio, quindi, “noi siamo uomini nuovi”. “Quanto è difficile per tutti vivere di questa novità”, ha commentato il presidente della Cei: “Non perché sia difficile vivere da persone nuove, ma perché non ce lo ricordiamo, non ci crediamo abbastanza. Forse siamo un po’ pelagiani, come dice il Papa, ci fidiamo più delle nostre forze, della nostra intelligenza, che della bontà dello Spirito che ci plasma, ci salva ogni momento”. “Sentire sempre quella sottile nostalgia della bellezza, quella sottile ferita che è traccia che Dio lascia nella nostra vita, nel nostro cuore, per ricordarci che siamo fatti per lui, che non ci possiamo accontentarci di nulla se non di lui”: è l’augurio di Bagnasco ai giornalisti. “Ecco la nostra ferita”, ha concluso: “Lasciamola bruciare, è una grazia. Lasciamo che questo senso di incompiutezza diventi preghiera, invocazione”.

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