Parlamento Ue: relazione sui diritti. No a xenofobia, rispetto minoranze religiose. Ma torna il “diritto all’aborto”

(Strasburgo) L’intolleranza verso migranti e rom, la xenofobia e il populismo anti-stranieri preoccupano l’Europarlamento. È uno degli elementi che emergono dalla relazione sui diritti umani nell’Ue, approvata oggi ad amplissima maggioranza dall’emiciclo di Strasburgo. Per domani è invece previsto il voto su analoga relazione che ha però come orizzonte lo scenario mondiale. Oltre 60 pagine per parlare di tutela dei minori, di lotta a ogni forma di discriminazione, di protezione delle minoranze etniche e religiose. I deputati invitano gli Stati membri ad astenersi dall’istigare tra i loro cittadini paura e odio nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo “per ottenere vantaggi politici”. In relazione al fatto che si registrano migliaia di sparizioni di profughi approdati in Europa, soprattutto minori, i deputati europei invitano gli Stati membri “a registrare e identificare i bambini, senza spaventarli, per evitare la loro scomparsa”. Ampio spazio (un intero capitolo) ai diritti Lgbti e alle discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali. Il Parlamento incoraggia quindi la Commissione a instaurare un dialogo con gli Stati membri “la cui legislazione non copre i reati legati all’odio omofobico, in modo da trovare un accordo per colmare le lacune legislative esistenti”. Come sempre accade per queste relazioni, un paragrafo è dedicato all’“accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compreso l’aborto sicuro e legale”, che “dovrebbe essere garantito ad ogni donna nell’Ue”.
Numerosi i riferimenti alla libertà di credo. Il Parlamento “riconosce che la neutralità dello Stato è essenziale per tutelare la libertà di pensiero, coscienza e religione, garantire il trattamento paritario di tutte le religioni e i credo nonché la libertà di praticare la religione prescelta e di cambiare religione o credo”; “ribadisce che è necessario promuovere la tolleranza interculturale e interreligiosa mediante sforzi costanti e un dialogo approfondito che coinvolga tutti gli attori della società, a tutti i livelli di governance”; osserva che le organizzazioni della società civile, incluse quelle di volontariato, religiose e di lavoro giovanile, svolgono un ruolo chiave ai fini della partecipazione sociale e civile”.

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