Amoris laetitia: don Gentili (Cei) a corso animatori, “Chiesa ha smesso di fare educazione sessuale” ma “dobbiamo riprendere questo tema”

“Papa Francesco sostiene che l’erotismo più sano ‘presuppone lo stupore’, ossia l’anticamera del totalmente altro, dell’infinito, è l’inizio della percezione di Dio”, afferma questa mattina don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia. Presentando l’esortazione apostolica Amoris laetitia ai partecipanti al corso di formazione e aggiornamento per animatori di “Animatema di famiglia” promosso dall’Ufficio Cei fino a domani a Roma, don Gentili si chiede “come educare alla sessualità nell’orizzonte del dono” e ricorda che Papa Francesco “recupera ciò che affermava Giovanni Paolo II sul significato sponsale del corpo”. All’invito al “sesso sicuro” su cui si concentra ai nostri giorni l’educazione sessuale (ne parla Francesco al n. 283), don Gentili risponde che il figlio “non è un problema da risolvere ma un dono da accogliere, pur con senso di responsabilità”. “La questione vera – sostiene – è che noi come Chiesa abbiamo smesso di fare educazione sessuale un po’ per paura un po’ per pudore, ma dobbiamo riprendere questo tema” perché “il Papa afferma che è importante insegnare un percorso sulle diverse espressioni dell’amore”. Con riferimento alla “legge della gradualità” di cui parla il n.34 della Familiaris consortio, don Gentili invita a “non essere rigidi ma a prevedere modi e tempi personalizzati a seconda delle ‘disabilità interiori’” di ognuno. E precisa: “Non serve il super animatore, ma l’animatore che sa aspettare e sa rianimare, dare ossigeno. Immagino gli animatori di Animatema come una Chiesa in uscita, discepoli che prendono l’iniziativa, accolgono, accompagnano, festeggiano come il padre misericordioso della parabola”. “Non sono le idee da difendere – conclude – ma l’uomo; questo non significa essere fuori della dottrina, ma sporcarsi le mani con realismo evangelico. Si tratta di leggere i semi della parola che Dio ha disposto nel cuore di ogni ragazzo. Si tratta di essere testimoni della resurrezione”.

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