“Ti chiediamo di continuare dall’alto a comunicarci – con la tua sobrietà ma anche con la profondità di sguardo e sapienza – quei doni di grazia del Signore che potranno continuare a sostenerci nel nostro cammino terreno”. È l’invocazione espressa da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, al termine dei funerali di monsignor Francesco Ceriotti, celebrati questa mattina a Samarate (Va). Nel suo intervento, mons. Giuliodori ha voluto sottolineare tre dimensioni del ministero sacerdotale di don Ceriotti. Innanzitutto la “grande e intensa umanità con cui ha interpretato il suo servizio. Tutta la sua vocazione è stata come un ampliamento e una risonanza di quei doni umani che aveva ricevuto e che ha saputo esprimere con una straordinaria attenzione ad ogni persona, nelle situazioni concrete della vita”. Poi “la sapienza”. Mons. Ceriotti “ha svolto tutto con uno sguardo che sapeva andare oltre”, ha osservato il vescovo. “Sapeva leggere il contingente e l’immediato, sapeva discernere e consigliare, sapeva illuminare con uno sguardo profondo che si rifletteva sul lavoro e che contagiava e aiutava chi gli stava attorno”. Infine “ha vissuto tutto con grande intensità spirituale e con grande senso ecclesiale”. “Tutto il suo lavoro – ha proseguito Giuliodori – era sempre finalizzato a dare un’immagine autentica e vera della Chiesa, ad unire, a mettere insieme le diverse risorse, a creare le migliori condizioni per servire l’annuncio del Vangelo nel nostro tempo”. “Si è fatto davvero interprete dei doni che il Signore gli ha dato e che non erano per lui ma che sono diventati strumento prezioso per la missione della Chiesa”, ha aggiunto il vescovo, sottolineando come don Ceriotti sia “sempre stato legato alle sue radici, in un’osmosi tra il particolare e l’universale con uno spirito di profonda partecipazione alle diverse dimensioni del vivere umano ed ecclesiale”.