Papa Francesco: a rete contro Tratta, no a “indifferenza” e “complicità” che portano a “voltarsi dall’altra parte”

La tratta di esseri umani è “una delle più dolorose ferite aperte presenti nel nostro mondo”: “una moderna forma di schiavitù, che viola la dignità, dono di Dio, in tanti nostri fratelli e sorelle e costituisce un vero crimine contro l’umanità”. A ribadirlo è stato il Papa, che ha ricevuto oggi in udienza i partecipanti all’incontro sulla tratta degli esseri umani promosso dalla Rete religiosa europea contro la tratta e lo sfruttamento (Renate). “Mentre molto è stato fatto per conoscere la gravità e l’estensione del fenomeno, molto di più resta da compiere per innalzare il livello di consapevolezza Vaticano (Sala Clementina), 7 novembre 2016: Udienza di Papa Francesco ai partecipanti alla II Assemblea di “RENATE” - Religious in Europe Networking Against Trafficking and Exploitationnell’opinione pubblica e per stabilire un migliore coordinamento di sforzi da parte dei governi, delle autorità giudiziarie, di quelle legislative e degli operatori sociali”, l’analisi di Francesco, secondo il quale “una delle sfide a questo lavoro di sensibilizzazione, di educazione e di coordinamento è una certa indifferenza e persino complicità, una tendenza da parte di molti a voltarsi dall’altra parte, mentre potenti interessi economici e reti criminose sono all’opera”. Di qui l’apprezzamento del Papa “per il vostro impegno al fine di accrescere la coscienza sociale circa la dimensione di questa piaga, che colpisce specialmente le donne e i bambini”, e Vaticano (Sala Clementina), 7 novembre 2016: Udienza di Papa Francesco ai partecipanti alla II Assemblea di “RENATE” - Religious in Europe Networking Against Trafficking and Exploitationsoprattutto per l’impegno “nel recupero e nella riabilitazione delle vittime”. Protagoniste di questo impegno, ha sottolineato il Papa ringraziando le congregazioni religiose femminili, sono in modo particolare le donne, con il loro “contributo specifico offerto nell’accompagnare altre donne e bambini in un profondo e personale itinerario di guarigione e di reintegrazione”, all’interno di “una delle grandi periferie della nostra società contemporanea”.

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