Francia: lotta alla pedofilia. Presentato “bilancio” ai vescovi, in sei mesi 100 testimonianze

Nel giro di sei mesi, da quando cioè la Chiesa di Francia ha lanciato un indirizzo mail – parolesdevictimes@cef.fr – dedicato alle vittime di abuso, 100 testimonianze sono arrivate fino ad oggi.   Nella maggior parte dei casi si tratta di fatti antichi o accaduti in un tempo molto passato. Si tratta quindi di fatti che sono già stati segnalati dalle vittime. Ma è accaduto anche che la persona si è messa in contatto via mail, parli per la prima volta di ciò che ha sofferto. È uno dei passaggi più significativi del bilancio presentato questo pomeriggio a Lourdes ai vescovi riuniti in assemblea plenaria da monsignor Luc Crepy, responsabile della Cellula di lotta contro la pedofilia, e dall’esperta della Conferenza episcopale Ségolaine Moog.  “In tutti i casi  – hanno detto – e fin dall’inizio, il protocollo è il seguente” e per tutti lo stesso:  trasferimento dei fatti denunciati al vescovo diocesano (o  alla congregazione religiosa interessata, se ad essere incriminato è un religioso). Dopo qualche tempo  si prende contatto con il vescovo per assicurare che abbia ricevuto la testimonianza e abbia dato risposta a seconda della natura dei fatti, della richiesta della vittima e dei requisiti di legge. Ovviamente la vittima che scrive a questo indirizzo mail è informato che la sua mail è stata inviata al vescovo interessato e che la Cellula si impegna a darvi seguito. Da questa estate poi la vittima può rivolgersi direttamente al vescovo locale della diocesi dove sono avvenuti i fatti andando direttamente al sito www.luttercontrelapedophilie.catholique.fr e cliccando su una mappa interattiva, tramite un modulo di contatto.

Il vescovo Crepy ha poi dato conto del fatto che tutte le diocesi di Francia si sono impegnate a dare ascolto alle vittime. Le modalità per farlo sono varie: alcune diocesi si sono dotate di una cellula diocesana di accoglienza e ascolto delle vittime. Queste cellule sono costituite da un piccolo gruppo di persone scelte per competenza in vari campi (avvocati, psicologi, medici e membri del clero). Alcune “cellule” invece sono interdiocesane: operano cioè su più diocesi e province. In alcuni casi, la diocesi ha firmato una convenzione con professionisti e associazioni che accompagnano le vittime. In altri casi ancora, è il vescovo a organizzare il piano di intervento in funzione delle sollecitazioni che arrivano dalle vittime.

Il vescovo Crepy e l’esperta hanno concluso ricordando ai vescovi che sei mesi dopo la messa in opera da parte della Conferenza episcopale delle misure di ascolto e prevenzione, il lavoro si prospetta ancora lungo e delicato. “È chiaro – si legge nel bilancio che è stato dato ai giornalisti – che occorre andare ancora più lontano per comprendere ciò che drammaticamente accade in un abuso sessuale e rispondere alle esigenze di coloro che ne sono state vittime. Si tratta quindi di proseguire in una stretta collaborazione con la giustizia e amplificare i nostri sforzi di prevenzione e formazione”.

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