Don Francesco Ceriotti: mons. Viganò (SpC), “uomo sereno, attento, discreto, premuroso fino alla fine”

“Uomo sereno, che nulla desiderava per sé, capace di relativizzare e d’ironizzare sulle situazioni. Attento e discreto, premuroso fino alla fine”. Così monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (Spc), ricorda al Sir monsignor Francesco Ceriotti, storico direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, deceduto sabato scorso all’età di 95 anni. “Don Francesco – sottolinea Viganò – ha vissuto gli anni del grande impegno della Chiesa nel mondo del cinema con lo sviluppo, negli anni Sessanta, delle sale cattoliche, cercando di muoversi anche nel dedalo complesso e difficile della distribuzione”. Erano gli anni in cui Ceriotti esercitava il suo ministero nella Chiesa ambrosiana – di cui faceva parte -, occupandosi anche di cinema e di sale parrocchiali. Era succeduto a don Giuseppe Gaffuri, da cui Ceriotti apprese “il culto dell’amicizia come chiave dell’anima”. Un “tratto”, rimarca il prefetto, “che anche Ceriotti ebbe negli anni milanesi e poi in quelli romani”, durante i quali “il suo sguardo si allargò all’intero mondo dei mass media, fondando l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e facendo crescere – e, in alcuni casi, nascere – tutti gli strumenti di comunicazione della Chiesa italiana”. In tutto ciò sempre con il suo “tratto caratteristico”: “Il sorriso che non lesinava mai… alle sorelle di casa assistenti, ai sacerdoti, ai laici, che lo hanno seguito soprattutto negli ultimi anni, alle persone che incontrava per caso…”. Infine un ricordo personale di Viganò: “Ero ormai al Centro Televisivo Vaticano e un giorno, facendogli visita, mi consegnò alcune cartelline con documenti degli anni Cinquanta e Sessanta. Erano appunti di vescovi e cardinali, scritti a mano. L’ho presa come una consegna di responsabilità ad aggiungere un capitolo alla grande storia che i preti come lui hanno scritto nella vita”.

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