Diocesi: mons. Moraglia (Venezia), messa a ricordo dell'”Aqua Granda”. “Iniziare un cammino per il bene della città”

“È difficile per chi non è veneziano o non conosce bene la realtà di Venezia, avere la percezione della gravità degli eventi che, nel 1966, mandarono a lungo sott’acqua la nostra città e ferirono parti significative del territorio di questa regione, causando danni ingenti e, purtroppo, anche molte vittime. Cinquant’anni fa, il 4 novembre del 1966, proprio in queste ore si stavano consumando in città, nelle isole e nei territori circostanti la città di Venezia, e in differenti zone del Veneto, momenti drammatici e di vera angoscia”. Lo ha affermato il patriarca Francesco Moraglia nel corso della messa celebrata nella basilica cattedrale di S. Marco a Venezia in ricordo del 50° anniversario dell’“Aqua Granda”. “Tra il 4 e 5 novembre 1966 l’anomalo combinarsi di eventi metereologici differenti portò le acque a salire e a non defluire secondo i ritmi fisiologici della nostra laguna e così la città, le isole e ampie zone del territorio lagunare rimasero ricoperte. Aqua Granda, appunto. Bisogna aver vissuto tali momenti o averli sentiti raccontare da chi ne fu, suo malgrado, protagonista per comprendere la vera misura del dramma. La sensazione provata in quelle rapide e insieme interminabili rimase indelebile nella memoria”.
Moraglia ha aggiunto: “L’uomo, nonostante il progresso della scienza e i nuovi mezzi offerti dalla tecnica, di fronte alla forza della natura rimane e rimarrà sempre fragile, esposto, indifeso. Sì, nonostante l’uomo aumenti le sue conoscenze tecnico-scientifiche, rimane sempre a rischio di fronte alla forza schiacciante e all’imprevedibilità delle forze della natura e tristemente lo tocchiamo con mano anche in questi giorni con i ripetuti eventi sismici, non prevedibili, che colpiscono al di là dello stato di allerta”. A distanza di 50 anni, “è importante ricordare sofferenze e vicissitudini dell’epoca – non smarrire la memoria è fondamentale – ma soprattutto è essenziale e utile interrogarsi e ragionare con pacatezza e con mente più libera e purificata”. E poco oltre: “Cari politici, oltre al doveroso confronto e dialogo, bisogna anche saper decidere”, ha detto il patriarca rivolgendosi alle autorità presenti. “Questo risponde al bene comune, altrimenti passano i decenni e la città inesorabilmente corre verso il suo declino”. “Di ciò le generazioni future saranno profondamente grate all’attuale. Quando nel 2066 si celebrerà il centenario dell’Aqua Granda – e pochi dei presenti vi saranno per ovvie ragioni -, spero davvero che i futuri cittadini di Venezia siano allora in grado di riconoscere nei politici, negli imprenditori, negli uomini di cultura e nell’intera nostra generazione gli iniziatori di questo cammino nell’interesse della nostra città – veramente la più bella del mondo – e non solo per noi veneziani”.

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