“Dobbiamo ringraziare il Signore per essere rimaste illese, perché questi terremoti hanno distrutto gli edifici ma hanno lasciato in vita le persone che hanno sperimentato la nostra medesima tremenda paura e il nostro stesso sgomento”. È quanto scrivono le monache clarisse di Camerino a pochi giorni dal sisma che le ha costrette a lasciare il monastero, lesionato dalle scosse del 30 ottobre, per essere accolte dalle consorelle di San Severino Marche. “Le scosse sono state violentissime, specie la seconda, e tutto quello che prima risultava gravemente danneggiato ora è definitivamente crollato”. A San Severino Marche, sono alloggiate nella piccola foresteria. Ma le clarisse hanno già “inoltrato la richiesta di un ‘modulo abitativo’ per poter ritornare a Camerino e seguire tutte le pratiche e i successivi lavori di ricostruzione che richiederanno tempi lunghissimi”. Il monastero si trova nella zona rossa e “il nostro ritorno sarà possibile solo quando verrà ritirata l’ordinanza”. Ma “rimane vivo e forte il nostro desiderio di essere lì”, a Camerino, “per essere un segno di preghiera, di speranza e di abbandono totale nelle mani di Dio”. “Siamo ormai camerinesi a tutti gli effetti – proseguono – e con questo popolo desideriamo condividere la stessa sorte: ‘l’esilio’, la distruzione delle propria casa, delle amate chiese e infine delle attività commerciali, con il disagio economico che questo comporta per tutti”. Una condizione da vivere “tra le lacrime e in ginocchio, con la consapevolezza che la ricostruzione di un’intera città sarà molto dura e faticosa per tutti”.