Papa sui migranti: p. Ripamonti (Centro Astalli), “il buon senso di tenere insieme accoglienza e integrazione”

Le parole del Papa sono un invito all’Europa a usare il “buon senso” e “tenere insieme i due aspetti dell’accoglienza e dell’integrazione, per evitare di creare dei ghetti che possono portare ripercussioni. Al centro però ci sono sempre i migranti e i rifugiati e l’apertura di cuore nei loro confronti”. È il parere di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, che commenta al Sir la risposta di Papa Francesco a una domanda dei giornalisti sull’Europa e l’accoglienza. “Sono parole in linea con ciò che Papa Francesco ha sempre detto al riguardo di migranti e rifugiati – precisa  -, non c’è discontinuità. Chiede un cuore aperto e aggiunge l’elemento della prudenza, che non significa timore e preoccupazione nei confronti di chi arriva. Al contrario riguarda ciò che noi possiamo fare in termini di attenzione nei loro confronti, ribadendo l’importanza dell’integrazione, ma sempre tenendo al centro le persone”. L’Europa, osserva il gesuita, “è oggi molto preoccupata dalla situazione emergenziale degli arrivi e sottovaluta l’aspetto dell’integrazione. Il Papa invece ha detto: se ghettizziamo a lungo andare si crea uno scontro. La paura non va sottovalutata ma bisogna aiutare le persone a comprendere e integrare bene i migranti e rifugiati”. Si tratta di “un invito al buonsenso – afferma -. Cioè a fare quello che gli Stati riescono a fare, non di meno. Non essere preoccupati di una invasione ma di una vera integrazione. La prudenza è da intendere come discernimento sulla situazione dei vari Paesi. Avere un atteggiamento di apertura e poi valutare come integrare bene queste persone”. Anche la distinzione tra migrante economico e rifugiato, aggiunge padre Ripamonti, “è una categoria abbastanza estensibile”, infatti il Papa “quando parla di rifugiati elenca situazioni di guerra, angoscia e fame, ossia la povertà che costringe le persone a fuggire”. “Abbiamo visto anche in passato quanto questa distinzione sia stata un alibi usato dai governi, che hanno cambiato atteggiamento in base ai numeri – ricorda -. All’inizio dicevano di voler accettare i rifugiati come i siriani ma non i migranti economici, poi quando i numeri sono cresciuti hanno fatto accordi con la Turchia. È stato smascherato ciò che era semplicemente un alibi. L’attenzione del Papa è sempre alle persone più in difficoltà, il centro sono sempre i più deboli e fragili, non una Europa che mette se stessa al centro e cerca di chiudersi. Deve invece aprirsi e integrare”.

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