Papa sui migranti: Daniela Pompei (Sant’Egidio), un monito a “superare l’emergenza”. “Ragionare in maniera programmata si può”

Le parole pronunciate ieri dal Papa sull’accoglienza dei migranti sono oggi un monito all’Unione Europea perché superi lo stato di emergenza e cominci a “ragionare in maniera programmata con un sistema regolare di ingresso”. È il parere di Daniela Pompei, la responsabile della Comunità di Sant’Egidio per i servizi agli immigrati, sulla questione sollevata ieri da Papa Francesco che, rispondendo a una domanda sul volo di rientro dalla Svezia, ha parlato di accoglienza e di prudenza da parte dei governi nell’accogliere il flusso migratorio. “Il discorso del Papa è molto serio – dice Pompei  – e richiama a una complessità di situazioni che sono generate da quello che sta avvenendo in Europa con l’afflusso dei migranti che arrivano soprattutto via Italia. Ci sono cioè quelli che fuggono da guerre e quindi siriani, eritrei, sudanesi, somali. Ma ci sono anche quelli che fuggono per motivazioni diverse come i migranti economici. A questi si aggiungono anche i migranti ambientali, quelli che arrivano per esempio dal Senegal e dal Mali perché, ci dicono, il deserto sta avanzando e non riescono più a coltivare le terre. Sono situazioni complesse che richiedono un discorso ragionato, un sistema di ingresso legale, anche per quote, perché la risposta non può essere la chiusura e basta. Non esiste a oggi a livello di Unione Europea un ragionamento benché i Paesi europei stiano vivendo quasi tutti una crisi demografica enorme con, da una parte, un invecchiamento della popolazione e, dall’altra, la prospettiva di avere bisogno di lavoratori. La domanda è: come vogliamo ragionare in questi termini?”. Sant’Egidio, insieme alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e alla Chiesa valdese, ha messo in atto il progetto dei corridi umanitari che prevede l’arrivo nel nostro Paese, nell’arco di due anni, di mille profughi, per ora provenienti dal Libano e per lo più siriani fuggiti dalla guerra. “L’esperienza dei corridoi umanitari – afferma Daniela Pompei –  ha dimostrato che non solo è possibile far entrare le persone più vulnerabili ma che si può strutturare una procedura di ingresso regolare anche per altri, con regole che decidono gli Stati”.

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