Papa Francesco: a Prima Porta, qui “la tristezza si mischia con la speranza”

“Giobbe era nel buio, era proprio nella porta della morte: in quel momento di angoscia, di dolore, di sofferenza, Giobbe proclama la speranza”. Con queste parole è cominciata l’omelia del Papa per la Messa in suffragio di tutti i fedeli defunti, celebrata questo pomeriggio, per la prima volta, nel cimitero romano di Prima Porta. Nella sua omelia in forma di meditazione sussurrata, durata circa cinque minuti e pronunciate interamente a braccio, Francesco ha citato le parole pronunciate da Giobbe, oggetto della prima lettura: “Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. “La commemorazione dei defunti – ha spiegato il Papa – ha questo doppio senso: un senso di tristezza, il cimitero è triste, ci ricorda i nostri che se ne sono andati, ci ricorda anche il futuro, la morte. Ma in questa tristezza noi portiamo dei fiori, come un segno di speranza, anche posso dire di festa, ma più avanti, non adesso…”. “E la tristezza si mischia con la speranza”, ha proseguito Francesco: “È questo che tutti noi sentiamo oggi, la memoria dei nostri davanti alle spoglie loro e la speranza. Ma anche sentiamo che questa speranza ci aiuta, perché anche noi dobbiamo fare questo cammino”.

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