Movimenti popolari: don Ciotti, “esclusi chiedono dignità e cittadinanza” ma “politica muta”

“Chi è ai margini, oltre alla casa, alla terra e al lavoro, ha bisogno prima di tutto di dignità. Oggi invece la cittadinanza non viene solo negata, ma anche tolta. C’è un infiacchimento delle coscienze. La democrazia è molto minata, è formale, di facciata. E la politica, salvo rare eccezioni, è muta e va a rimorchio delle forze economiche”. Lo ha affermato oggi a Roma don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, intervenendo alla prima giornata di lavori del terzo incontro mondiale dei movimenti popolari, che sabato incontreranno Papa Francesco in Vaticano. “Solo unendo le forze degli onesti la richiesta di cambiamento diventa forza”, ha detto don Ciotti, facendo riferimento alle conquiste di Libera, tra cui la legge che confisca i beni ai mafiosi e li restituisce alla collettività. “Libere sono le le persone che vivono in dignità – ha ribadito -. Non basta che i diritti siano scritti sulla carta, devono diventare vita. La libertà si realizza se tutti siamo liberi, questa è la più esigente delle responsabilità”. A questo proposito ha respinto “la differenza strumentale e ipocrita tra profughi di guerra e migranti economici”, perché “dove c’è uno sforzo di inclusione a beneficiarne è tutto il contesto sociale”. “La politica è diventata muta – ha sottolineato – : dove sono le voci contro le dittature, i respingimenti, le disuguaglianze? Si è troppo indifferenti di fronte ad una povertà che continua a crescere”. Don Ciotti ha ribadito la necessità di “porre un freno all’appropriazione privata dei beni comuni” con un “cambiamento che parte dal basso, come nei movimenti popolari”. “I popoli sono la speranza della democrazia”, ha concluso.

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