Diocesi: mons. Piemontese (Terni), “Ogni esistenza trova realizzazione nella solidarietà e nella condivisione di beni e di sentimenti”

E’ stata celebrata questa mattina all’ingresso del Cimitero di Terni, dal vescovo padre Giuseppe Piemontese, la Messa per la commemorazione di tutti i defunti, alla presenza delle autorità civili e militari cittadine, delle associazioni combattentistiche e d’arma, concelebrata con i sacerdoti della città. Nell’omelia il vescovo ha fatto riferimento alla tragica situazione provocata dal terremoto nel centro Italia: “La celebrazione ecclesiale e cittadina di quest’anno assume un tono di particolare intensità: la nostra Regione, e quelle confinanti, hanno visto negli occhi la morte, abbiamo trepidato e temuto anche per la nostra vita, abbiamo pianto insieme a uomini e donne della porta accanto, la scomparsa di padri, madri, fratelli e sorelle – ha detto mons. Piemontese -. Gli edifici e le case, sbriciolate dalla forza, irrazionale e crudele della natura, del terremoto, hanno ferito in profondità la nostra sensibilità e richiamato e impresso nella memoria antiche e recenti rovine e distruzione”. Il pianto e il lamento, ha proseguito il vescovo, sono “insieme manifestazione della impotenza umana, invocazione della misericordia di Dio, testimonianza di speranza”. Nella commemorazione dei defunti il vescovo ha posto l’accento sul senso del dolore e della morte nella prospettiva della resurrezione: “La sofferenza, il dolore, il terremoto, la morte non hanno senso. Non c’è una risposta razionale per tanto dolore. Solo contemplando e seguendo col cuore la vicenda terrena di Gesù e il suo epilogo di passione, morte e risurrezione possiamo trovare una risposta di senso alle sciagure umane e ai nostri vissuti. Ogni esistenza trova realizzazione nella solidarietà e nella condivisione di beni e di sentimenti”. Mons. Piemontese ha ricordato che le nuove generazioni “ormai soverchiate da una cultura materialista ed edonista, hanno smesso di confrontarsi con la morte, rimuovendola dal proprio orizzonte filosofico e da ogni prospettiva educativa. Si vive come se non si dovesse morire, come se essa non fosse la comune eredità di tutti gli uomini, con la conseguenza della impreparazione e della insopportabilità della morte quando inevitabilmente essa giunge”. “C’è bisogno di fiducia e di speranza per risollevarci – ha concluso il vescovo -. Con la forza di Gesù, seguendo l’esempio di tanti che ci hanno preceduto, saremo capaci di attivare le nostre risorse di generosità, di solidarietà e di carità per ricominciare insieme a tutti coloro che hanno bisogno ovunque, tra di noi, vicino a noi, lontano da noi”.

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