Cardinale Scola: sui migranti, “accoglienza processo che va governato”

“La Chiesa nostra madre, facendo precedere il giorno della memoria dei defunti con la Solennità di tutti i santi, ci ricorda che la meta della nostra vita non è la morte, ma il per sempre della vita. Ci educa a guardare alla morte dal punto di vista del paradiso, la casa della Trinità dalle tante porte aperte, della comunione piena con Lui e con tutti i fratelli”. L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha celebrato ieri mattina in Duomo la messa per la solennità di Tutti i santi. Dopo aver ricordato come “la santità non è un privilegio di pochi, ma una vocazione per tutti”, l’arcivescovo ha detto che “in questa nostra epoca di individualismo esasperato, fino ad assumere tratti di autismo, non c’è chi non veda l’urgenza di punti di riferimento, testimoni e costruttori di speranza, da seguire”. Nel pomeriggio al Cimitero monumentale di Milano, Scola ha poi celebrato la messa per i defunti. Nell’omelia ha detto che “pensando alla morte siamo tutti angosciati, ma sappiamo che nell’ultimo istante della vita terrena avremo una mano che ci prende per la nostra salvezza. Veniamo al cimitero perché vogliamo essere cristiani e cittadini responsabili. Il Famedio è come una bandiera levata che ricorda a tutti i cittadini l’obbligo di un’amicizia civica e l’impegno della costruzione di una società degna del nostro livello di sviluppo”.
Al termine della celebrazione, Scola ha commentato l’arrivo dei profughi alla caserma Montello di Milano e le tensioni che ne sono scaturite: “Capitano dei momenti di dialettica tra due tipi di visioni, due modi di capire il problema”. Lunedì sera “c’è stato chi ha protestato contro l’arrivo dei profughi alla Caserma Montello e stamattina chi ha accolto e fatto festa per loro. Il flusso migratorio è mondiale e durerà qualche decennio: dobbiamo abituarci a questa dialettica, cercando di superarla e invitando tutti a darsi le ragioni reciproche in modo tale che le motivazioni autentiche – non i pretesti e i pregiudizi – aiutino chi la pensa diversamente a maturare la sua scelta, così che si giunga ad una unità di visioni. L’accoglienza è un processo che va governato”. Il cardinale ha aggiunto: “Il nostro popolo generalmente non è razzista, accoglie e si dà molto da fare. La società civile sta facendo la sua parte con le scuole, i quartieri, le parrocchie, con l’aiuto spontaneo e reciproco. Esiste però un problema politico drammatico. L’Italia sull’immigrazione è stata abbandonata dall’Europa”.

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