Monsignor Galantino: su “Il Sole 24 Ore”, “macerie e volti segnati dalla sofferenza” sono “denominatore comune della realtà” in tutto il mondo

“Non c’ è differenza! Le distruzioni ed il carico di sofferenze che esse provocano hanno purtroppo tutte la stessa faccia brutta e insopportabile. Sia le distruzioni provocate dalla cieca violenza degli uomini sia quelle provocate da terremoti più o meno devastanti”. Lo scrive monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nell’editoriale pubblicato su “Il Sole 24 Ore” di oggi. Nei villaggi distrutti dalla furia dell’Isis, a Gaza, nelle aree colpite dai sismi, “le macerie e i volti segnati dallo spavento e dalla sofferenza” sono “il denominatore comune che ferisce la realtà contemporanea, in tutte le parti del nostro pianeta. Una ‘Casa comune’ resa inospitale; il più delle volte addirittura inabitabile”. “Le immagini che purtroppo ormai da mesi le cronache ci restituiscono dai borghi del centro Italia devastati dal sisma – osserva Galantino -, sono assai simili a quelle di Aleppo e di molte altre città ricche di bellezze e cariche di storia in Medio Oriente, oggi devastate, sventrate, stravolte dai bombardamenti”. “Tanto in Asia quanto in Umbria, Marche e Lazio gli occhi degli sfollati hanno lo stesso velo carico di sofferenze, i loro silenzi gridano l’ identico bisogno di normalità, le lacrime hanno un’ uguale amarezza che sa di sofferenza dignitosa e innocente. Perché la gente comune non ha colpe”. Papa Francesco, prosegue il segretario Cei, “non si sta risparmiando per tenere alta l’attenzione verso questi drammi e le loro conseguenze. Lo sta facendo anche per i cumuli di macerie degli ultimi terremoti, per i quali vale quanto scritto nell’Enciclica Laudato si'”. Oggi più che mai “noi italiani sentiamo il bisogno di rendere sicure e protette le case che ci accolgono e che i terremoti di agosto e ottobre hanno rivelato essere deboli e insicure. Spesso a causa dei pessimi lavori di costruzione”. Per Galantino, “le cose devono cambiare certamente per quel che concerne le tecniche di costruzione degli edifici, a cominciare da quelli pubblici, costruiti con i soldi di tutti e spesso senza badare a spese”. “Salvaguardare, difendere, rispettare il Creato significa anche tutelare l’Uomo, che ne è parte oltre che custode, dai terremoti come da guerre e persecuzioni”. Al tempo stesso “non è giustificabile chiudere gli occhi o cambiare canale dinanzi ai corpi dilaniati e ai volti sofferenti delle popolazioni ferite, uccise, sfrattate, distrutte da guerre e invasioni decise sopra le loro teste ma di cui sono i primi a pagare le conseguenze”. “Per fortuna – conclude – ognuno di noi sa che accanto alle immagini di distruzione vi sono anche segni concreti di vicinanza e di speranza”.

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