Diocesi: mons. Cornacchia (Molfetta), “chiamati ad un cambiamento nel nostro modo di vivere e di testimoniare la fede”

“Aver vissuto bene il Giubileo della misericordia deve significare avviare un cambiamento interiore, non superficiale; far leva più sulle convinzioni che sulle emozioni; incamminarsi contro-corrente, anche se la massa tenta di travolgerci”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, monsignor Domenico Cornacchia, in occasione della chiusura dell’anno giubilare. Nell’omelia, pubblicata integralmente sull’ultimo numero del settimanale diocesano “Luce e Vita”, l’arcivescovo ha sottolineato che “l’Anno giubilare è un forte richiamo a non perdere la pace del cuore, a non lasciarci sopraffare dall’ansia del nostro attivismo sfrenato, dal panico di chi si sente quasi soffocato dai mille impegni, dalla paura di chi pensa di non farcela a superare le avversità della vita”. Secondo monsignor Cornacchia, il giubileo inizia adesso, perché “siamo chiamati, d’ora in poi, a dare prova della fecondità della grazia del Signore in noi, e di un visibile cambiamento nel nostro modo di vivere e di testimoniare la fede, attorno a noi”. Anche se “a volte è difficile schierarsi dalla parte della minoranza”, l’arcivescovo ha invitato all’impegno, perché “il mondo oggi ha bisogno di testimoni, non di ciarlatani”. “L’Anno giubilare si chiude, ma dobbiamo aprire ancor più la porta della carità e del perdono”, ha proseguito, invitando a prolungare “quest’anno ad ogni giorno della nostra vita” perché “niente e nessuno ci dev’essere estraneo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy