“Viene nel momento in cui è necessario fare scelte che non sono né opportune o popolari ma sono giuste e in quanto tali vanno abbracciate”. Così la pastora valdese Maria Bonafede ha presentato questo pomeriggio a Trento ai delegati delle Chiese cattolica e protestanti riunite in convegno l’esperienza dei corridoi umanitari. Un progetto avviato ormai da un anno dalla Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese che ha permesso di portare finora in Italia dal Libano 421 rifugiati in accordo con il ministero dell’Interno. A fine anno ne arriveranno altri 80 per raggiungere come previsto la cifra di 500 per il 2016 ed entro il prossimo anno altri 500 per un totale di mille persone.

“È l’amore di Cristo che ci costringe a prendere delle decisioni, ci spinge a fare qualcosa, ci mobilita – spiega Bonafede -. Ci si può chiedere se è opportuno, se tutto ciò ha un tornaconto. Bisogna forse chiedersi se è giusto”.  La “cifra” pattuita con il ministero dell’Interno di mille persone “sono sicuramente una goccia in un oceano di necessità e sofferenza ma dietro a questi numeri ci sono i volti di uomini, donne e bambini, storie di vita, di  sofferenze e di speranze, ci sono  persone che portano un contributo alla società italiana. Una piccola cosa che va nel senso di un potenziamento della nostra umanità”. “È una proposta – aggiunge monsigno Marco Gnavi della Comunità Sant’Egidio – che vuole essere contagiosa perché non solo l’Italia ma anche altri paesi adottino questo modello che è una risposta ai populismi, all’orientamento spaventato del nostro tempo e fa emergere l’Europa migliore”. Grande soddisfazione ha suscitato qui a Trento la notizia che la Conferenza episcopale italiana, tramite i suoi organismi Caritas italiana e Fondazione Migrantes, e insieme alla Comunità di Sant’Egidio, ha intenzione di finanziare corridoi umanitari per 500 profughi, sul modello già sperimentato da Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio.