Pesca: Pontificio Consiglio migranti, “è tra le industrie più pericolose per incidenti e mortalità”

“La nostra preoccupazione non si limita alle risorse marine. È ampiamente riconosciuto che l’industria della pesca è tra le più pericolose al mondo per i frequenti incidenti sul lavoro e l’elevato tasso di mortalità. In questa Giornata mondiale della pesca, vogliamo pertanto richiamare l’attenzione anche sui numerosi pescatori che vivono situazioni di sfruttamento ed abuso”. È un passaggio del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, in occasione della Giornata mondiale della pesca, che si celebra il 21 novembre. “Purtroppo non è a tutti nota la tragica realtà in cui, nell’industria della pesca, centinaia di migliaia di migranti interni/transnazionali sono vittime del traffico di esseri umani e destinati al lavoro forzato a bordo delle navi da pesca”, scrivono il cardinale Antonio Maria Vegliò e padre Gabriele Bentoglio, rispettivamente presidente e sotto-segretario del Pontificio Consiglio, che firmano il messaggio. “Ciò – spiegano – è favorito da una rete di organizzazioni criminali e individui che sfruttano persone che provengono da situazioni di miseria e sono alla disperata ricerca di un lavoro che possa aiutarli a spezzare il cerchio della povertà. Essi, invece, finiscono per cadere vittime della tratta e della schiavitù per debiti, spesso senza alcuna via di uscita. Questo perché le navi da pesca restano lunghi periodi in mare (che vanno da alcuni mesi a diversi anni) e ciò rende difficile, per non dire impossibile, per le vittime di questi crimini denunciare tali situazioni”.

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