“Sarebbe bello che queste opere di misericordia, come risposta all’amore gratuito del Padre ricco di misericordia, diventassero la nostra quotidiana palestra di conversione e di esercizio della carità a partire dalla nostra famiglia per estendersi a tutti coloro che soffrono nel mondo a causa delle varie forme di povertà materiali e spirituali”. E’ l’invito a proseguire sul solco della Misericordia che monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, ha lanciato questo pomeriggio rivolgendosi ai fedeli dell’arcidiocesi nella Messa celebrata nella basilica cattedrale a conclusione dell’Anno Santo della Misericordia. L’invito è quello a essere sempre più “Chiesa in uscita” continuando “a praticare le opere di misericordia”. “Alcune di esse sono di particolare attualità nel momento storico che stiamo vivendo nel nostro territorio”, ha quindi aggiunto.
Per il presule, “dare da mangiare e bere agli affamati e agli assetati e vestire gli ignudi ci chiama alla giustizia in un mondo in cui le risorse della vita sono distribuite in un modo molto ingiusto, attraverso la distribuzione di viveri e vestiti a tante persone colpite dalla crisi economica; visitare i malati e gli anziani diventa sempre più importante in una società in cui conta spesso solo chi è giovane, chi è sano e forte e chi ha successo; ospitare i forestieri ci pone davanti a una questione di coscienza di fronte alle migliaia di rifugiati e ai migranti che sbarcano nella nostra Isola”. E ancora, “visitare i carcerati significa migliorare e umanizzare la situazione dei detenuti nelle carceri , istruire gli ignoranti è un invito a evangelizzare chi è lontano dall’esperienza della vita cristiana e offrire sostegno attraverso il doposcuola ai ragazzi in difficoltà; consigliare i dubbiosi implica l’annuncio della certezza dell’amore di Dio a chi vive nel dubbio esistenziale; ammonire i peccatori esige la testimonianza dei valori evangelici a coloro che non sanno più distinguere il bene dal male; pregare per i vivi e per i morti è un invito a pregare per chi non sa pregare o vive senza sapere quale è il significato ultimo della sua vita o per chi muore di morte improvvisa o per i defunti di cui nessuno si ricorda”.