Rapporto Svimez: il Sud riparte ma non basta per recuperare il divario accumulato con la crisi

Sono molti i segnali positivi che arrivano dal Mezzogiorno, secondo quanto riferisce il rapporto annuale dello Svimez presentato questa mattina a Roma. Trainato da turismo e agricoltura, nel 2015 il Pil delle Regioni meridionali è cresciuto dell’1%, più che nel resto del Paese. Tornano a crescere i consumi, riprendono timidamente gli investimenti, l’occupazione riparte con ritmi superiori a quelli del Centro-Nord, anche quella giovanile (+3,9% ). Ma allo stesso tempo il divario che è stato accumulato negli anni della crisi resta troppo grande per essere scalfito da questa ripresa. Nel campo del lavoro, per esempio, l’unica Regione vicina ai livelli del 2008 è la Basilicata, che risulta in generale quella con i risultati migliori (mentre la più povera è la Calabria). E sempre rimanendo nel settore dell’occupazione, il dato complessivamente positivo va letto tenendo conto che a crescere sono i part-time e i lavori poco qualificati. Il punto è che i fondamentali restano negativi: il numero dei nati al Sud ha raggiunto il livello più basso dall’unità d’Italia (170mila), il saldo migratorio negativo è di 653mila unità, per due terzi giovani e con molti laureati. Dieci meridionali su cento risultano in condizioni di povertà assoluta, il rischio di cadere in questa condizione è triplo rispetto al resto del Paese e nelle due regioni più grandi, Sicilia e Campania, sfiora il 40%. Per questo lo Svimez avanza una serie di proposte. Tra queste, una politica industriale che favorisca l’accesso delle imprese meridionali agli strumenti di sostegno; più risorse per il contrasto alla povertà e investimenti addizionali nei Patti per il sud con le regioni; l’istituzione di un Mit per il Mezzogiorno a sostegno dell’occupazione giovanile qualificata.

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