Monsignor Galantino: “ascoltare il grido della terra”

“La Laudato si’ non può essere derubricata superficialmente a enciclica verde né a documento di tipo politico né, come ha scritto qualcuno, a ‘enciclica no-global’. La forza della proposta di Francesco” sta “in quella che lui stesso chiama ‘conversione ecologica’, che non va confusa con una sorta di invito ad arruolarsi nelle file degli ecologismi nostrani”. Lo scrive monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in un editoriale pubblicato oggi su “Il Sole 24 Ore”. La “conversione ecologica” della quale si parla nell’enciclica, spiega il presule, “è invece un invito rivolto all’uomo perché viva con responsabilità e con realismo il compito che gli è stato affidato di coltivare (‘avad ) e custodire (shamar) la terra, come si legge in Genesi 2, 15”. La storia ci dice però che “il significato profondo di quei due verbi e quindi il compito di ‘coltivare’ e ‘custodire’ il giardino è stato subito tradito. Per non assistere inermi a questo tradimento, Francesco propone gli ‘assi portanti’ di un’autentica ‘conversione ecologica’”. In più, “Francesco richiama tutti a rispettare il principio dell’ universalità dei beni, dal momento che i beni sono stati donati a tutti”. Il richiamo all’ecologia integrale è quindi “richiamo al rispetto del rapporto dell’ uomo con i principi del bene comune per una giustizia intergenerazionale”.

Per una ecologia integrale cioè “si tratta di operare in maniera coordinata a più livelli; l’ecologia integrale infatti include l’ecologia ambientale, quella politico-sociale, l’ecologia mentale, culturale, educativa, etica e spirituale. È insomma una ecologia relazionale, non selettiva; un’ecologia vissuta da chi sa bene che gli esclusi di oggi saranno gli eliminati di domani e vive la consapevolezza che, quando non ci si spende per questa forma integrale di ecologia, un mondo post-orwelliano è sempre possibile. A meno che non si sia disposti a far propri alcuni concetti centrali che attraversano la Laudato si'”. Tra questi monsignor Galantino ricorda la concezione che tutto sta in relazione con tutto; nel senso che tutto è relazione e niente esiste fuori dalla relazione”. Certo, “ciò domanda all’ uomo di smettere i panni di Prometeo e di muoversi in direzione contraria a quella segnata dal paradigma moderno del dominio a tutti i costi e a ogni livello. Espressione di dominio è la tecnocrazia, che è altro dalla tecnica, portatrice di tanti benefici”. Essa rappresenta, in fondo, “l’assolutizzazione della tecnica e l’esclusione della politica, dell’etica, dell’arte e della vera scienza nella soluzioni dei problemi che riguardano la ‘Casa comune’. La tecnocrazia tende a fare a meno della scienza quale strumento privilegiato attraverso cui ascoltare il grido della terra”.

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