Referendum costituzionale: convegno all’Istituto Sturzo. Fabbrini e Olivetti, le ragioni del sì

Attribuire a una sola Camera il potere di dare la fiducia al governo “è un elemento di grande modernità e razionalità”. Lo ha affermato Sergio Fabbrini, direttore dalla School of Government presso la Luiss, intervenendo al confronto promosso ieri pomeriggio a Roma dall’Istituto Sturzo in vista del referendum sulla riforma costituzionale. Fabbrini ha ricordato i problemi creati ripetutamente alla formazione e alla tenuta dei governi dall’esistenza di maggioranze diverse tra Camera e Senato e ha invitato a “liberarsi dall’idea che fuori dalla democrazia che abbiamo conosciuto ci sia solo il totalitarismo”. La storia ci insegna, ha osservato il politologo, che il fascismo ha potuto prendere il potere a causa della presenza di un governo debole, non di un governo forte. Per quanto riguarda il rapporto Stato-regioni, secondo Fabbrini è “un bel passo avanti” il superamento delle cosiddette “competenze condivise” che hanno frenato molti provvedimenti positivi e hanno provocato un contenzioso abnorme davanti alla Corte costituzionale. Nello stesso incontro, Marco Olivetti, ordinario di diritto costituzionale alla Lumsa, ha sottolineato che “la riforma è necessaria perché in Italia abbiamo il peggior bicameralismo possibile”. Un assetto che non si riscontra in nessun altro Paese al mondo perché “non c’è alcun motivo logico” per l’esistenza di due Camere con le stesse competenze e la stessa legittimazione. Per Olivetti, il Senato previsto dalla riforma “ha i requisiti per essere la Camera delle istituzioni territoriali” e con esso si cerca di risolvere un problema storico, quello della “mancata partecipazione delle autonomie territoriali alla formazione delle leggi”.

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