Referendum costituzionale: convegno all’Istituto Strurzo. De Siervo e Flick, le ragioni del no

Il Senato necessita di “una riforma che lo trasporti verso una Camera delle regioni”. Ma quando si operano questi interventi “bisogna seguire dei modelli e delle coerenze istituzionali”, mentre il Senato disegnato dalla riforma su cui si voterà il prossimo 4 dicembre “non è né carne né pesce” e finirà per aumentare la conflittualità invece che diminuirla. Lo ha sostenuto Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte costituzionale, nel corso di un incontro organizzato ieri pomeriggio a Roma dall’Istituto Sturzo, con la partecipazione di quattro studiosi rappresentativi delle due opzioni di voto. Voto che, ha auspicato il presidente dell’Istituto, Nicola Antonetti, non deve diventare occasione per una “resa dei conti”. Secondo De Siervo l’altra principale criticità della riforma riguarda le autonomie locali. “Il regionalismo non esiste più”, ha affermato, perché le regioni a statuto ordinario “non hanno più uno spazio proprio”. Su una linea analoga si è mosso un altro presidente emerito della Consulta, Giovanni Maria Flick, secondo cui “ci sono dei momenti in cui il bicameralismo ha funzionato alla perfezione” perché “il problema a volte non è negli strumenti, ma nella cultura degli uomini”. Per Flick “non c’è alcun pericolo di una svolta autoritaria”, ma quello di “una nuova legge sbagliata”, tanto più dannosa in quanto tocca la Costituzione, che “continuerà a farci rimanere nelle nostre ambiguità”. Della riforma il giurista critica il modo in cui è stata approvata e in cui è stata presentata, personalizzando da parte del presidente consiglio la consultazione referendaria, legandola alla sorte del governo e immaginando conseguenze disastrose per il Paese in caso di bocciatura.

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