Musica sacra: M° Palombella, per la musica liturgica “non è tutto finito”

“Giovanni Pierluigi da Palestrina era un uomo che viveva nel suo tempo guardando avanti, lasciandosi sfidare da ciò che la Chiesa chiedeva circa la musica sacra con il Concilio di Trento e ricercando un linguaggio nuovo che rispondesse a tali richieste in modo esaustivo”. Lo ha detto Massimo Palombella, Maestro direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, presentando oggi in sala stampa vaticana il nuovo cd sulla “Missa Papae Marcelli”, la prima composizione a sei voci pubblicata da Palestrina e l’unica composizione dedicata esplicitamente a un Papa. “Oggi, paradossalmente, ci troviamo in qualche modo in una sorta di analoga situazione nella quale si trovò Palestrina”, la tesi di Palombella, che ha ricordato come il Concilio Vaticano II “ci interpella profondamente circa il dialogo con la modernità e la cultura: solo una visione superficiale e ideologica di questo Concilio può giungere ad affermare che ‘è tutto finito’, che la grande musica destinata alla liturgia è stata abbandonata per sempre”. Il momento “di massimo splendore” della Cappella msicale pontificia Sistina, ha spiegato infatti Palombella, “fu proprio quando questa storica istituzione viveva nell’oggi, sperimentava nuovi linguaggi, aveva tra i suoi cantori i migliori musicisti d’Europa, respirava ‘cum Ecclesia’. Quando, per un insieme di circostanze, nel corso della storia ha identificato la sua esistenza esclusivamente nel ‘conservare’, nel ritenersi grande e ‘a posto’ solo in forza del suo glorioso passato, nel ritenere che qualunque novità – studi semiologici e Concilio Vaticano II compreso – fosse da evitare o ignorare… si è ritrovata a essere un’istituzione decadente”.

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