Colombia: voci dall’episcopato, continuare a lavorare per la pace

Dopo la clamorosa vittoria del no al plebiscito sul trattato di pace tra Governo e Farc non mancano prese di posizione in interviste o nei profili twitter di alcuni cardinali o vescovi.
Il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, ha chiesto, in un’intervista telefonica all’emittente Radio Caracol, che i politici mantengano un atteggiamento di grande prudenza. E ha poi aggiunto: “Tanto i vincitori che gli sconfitti devono dimostrare in modo chiaro e forte che vogliono continuare a lavorare per la pace. È importantissimo porsi questo grande obiettivo, non bisogna cercare altri cammini che non siano di pace”.
“C’è un grande bisogno di riconciliazione nel Paese”, questo è chiaro, ha proseguito il presule: “Quello che è accaduto serva per un avvicinamento di forze politiche così distanti. Se avessero iniziato prima a dialogare, ora non ci troveremmo in questa situazione”. Alla guerriglia mons. Castro chiede di confermare la propria volontà di pace”.
L’arcivescovo di Bogotá, il cardinale Rubén Salazar Gómez, primate di Colombia e presidente del Celam, ha affidato a un tweet il suo pensiero: “Siamo nelle mani di Dio. Egli è il maestro della storia, però ciascuno si deve assumere la propria responsabilità nel compito di costruire la pace”.
Un appello a continuare a lavorare per la pace arriva, sempre via twitter, dall’arcivescovo di Cali, mons. Darío de Jesús Monsalve Mejía, uno dei pochi vescovi ad aver apertamente preso posizione per il sì al plebiscito: “Dio benedica i sacrifici dei costruttori di accordi e cammini di pace. Né scoraggiamento né indietreggiamento!”. E ancora: “Invito le Farc, l’Eln e i soggetti armati con ideali validi a continuare a costruire con speranza ciò che la metà dei votanti ha negato per paura”.

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