Terremoto: mons. D’Ercole (Ascoli Piceno), impegnati a “testimoniare la vicinanza e la solidarietà alle persone”

(da Macerata) “Le scosse che si ripetono a ritmo incessante hanno aggravato la situazione creata dal sisma del 24 agosto producendo, purtroppo, danni incalcolabili e forse talora irrecuperabili alle strutture, alle case e particolarmente alle chiese come pure alle opere d’arte anche se fortunatamente, a differenza di prima, non hanno fatto vittime umane”. Si esprime così monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, il giorno dopo le forti scosse avvertite distintamente in tutta Italia. La sua terra marchigiana e, in particolare, la sua diocesi hanno già pagato un prezzo altissimo alla fine dell’estate, quando i comuni di Arquata e Pescara del Tronto, con le piccole frazioni circostanti, sono stati pesantemente danneggiati dal sisma che ha ferito a morte Amatrice ed Accumoli. Oggi si parla di paesi letteralmente rasi al suolo. “Il compito della Chiesa in questo momento – afferma il vescovo, che fu tra i primi a soccorrere i feriti e ad estrarre cadaveri dopo il terremoto nell’Ascolano – è soprattutto quello di testimoniare la vicinanza e la solidarietà alle persone che sotto le macerie hanno perduto tutto cercando anche di ridare fiducia e speranza ai tanti che vivono nella paura e nella precarietà per il perdurare del fenomeno sismico”. L’impegno, profuso “in tutti i modi”, è quello “di coinvolgere chi può nell’azione di sostegno ai terremotati che ormai, solo nella nostra diocesi, sono circa diecimila”. L’importante, prosegue monsignor D’Ercole, “è non perdere lo stile della solidarietà: su questo la nostra Chiesa locale, insieme a tutte le realtà che stanno operando per i soccorsi, vuole impegnarsi ed ha attivato una rete di condivisione fra tutte le associazioni”. Il secondo passo sarà quello di impegnarsi nella ricostruzione: il terremoto “sfida la nostra splendida terra e ci interroga su come ricostruire non solo materialmente le case ma anche e in primo luogo le comunità”. Solo imparando ad adottare questo “punto di vista” il terremoto da “evento funesto” può diventare “anche occasione provvidenziale per un nuovo rilancio umano, sociale, economico e spirituale delle diocesi”. Per ora resta fermo da parte del presule marchigiano l’invito per tutti “a pregare e a mantenere accesa la fiamma della fiducia in Dio e nelle istituzioni impegnate sul campo”.

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