“Uno dei compiti dei cattolici impegnati in politica è di avere una buona preparazione sulla Dottrina sociale della Chiesa che offre un impianto organico di una società personalista, comunitaria e democratica”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e Presidente della Cei, nella relazione che ha svolto questa sera in occasione dell’incontro conclusivo del “Percorso di formazione all’impegno socio-politico alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa”, organizzato dalla diocesi di Genova sul tema della riforma costituzionale. La dottrina sociale della Chiesa, ha detto il cardinale, “coniuga sempre tre dimensioni: la dimensione teoretica, senza la quale si va ad approssimazioni, a slogan; quella esperienziale, senza la quale si resta distanti dai problemi della gente reale; quella comunitaria, senza la quale si rimane degli isolati diventando auto referenziali o prigionieri del gruppo politico di appartenenza”. “Chi è in politica – ha proseguito – deve avere una comunità cristiana di riferimento, non per essere ghetto, ma per poter pregare insieme, parlare, confrontarsi, discutere, studiare, nella libertà di ciascuno, nel sostegno vicendevole e nel richiamo”. Infatti, “abbiamo bisogno di essere richiamati, abbiamo bisogno di rendere conto a qualcuno anche ‘de visu’, e non soltanto nelle urne”. Per questo “è necessario un riferimento ad una comunità dove il dialogo e il confronto, la riflessione e lo studio, la preghiera, la fraternità, sostengono il politico, e lo sostengono dal rischio del conformismo”. Il cardinale ha quindi ricordato che “la consuetudine con la verità deve essere l’aria che il politico respira per poter individuare le menzogne” e che il politico deve “poter operare delle mediazioni alte sapendo che, se la politica è l’arte del possibile, e la mediazione è strumento necessario, non tutto è però possibile e la mediazione è buona solo tra ciò che non nega l’umanità della persona e della società”.